giovedì 5 febbraio 2015

A Sant’Eustachio: un viaggio straordinariamente bello



Una serata straordinariamente bella questa di sant’Eustachio, in barba al maltempo che avrebbe consigliato di rimanere a casa. Ma come rinunciare a un incontro così arricchente? Al posto di Paola Aloi, influenzata come da manuale di stagione, Claudio Cianfaglioni ha tenuto una lezione magistrale sul viaggio come metafora nella letteratura dalle origini fino ad oggi; una cavalcata attraverso i secoli che ci ha incantati. Ma verso dove andavano e dove vanno tutti questi viaggiatori, mercanti, avventurieri, pellegrini, semplici turisti, sognatori?
In questo cammino c’è una meta? Il ritorno alla patria? L’evasione? La ricerca dell’ignoto, di un senso?
Il dramma è quando manca una meta. Senza una direzione, senza un “senso”, la vita non ha più senso.
Ho ricordato come il primo nome del cristianesimo, così come è attestato negli Atti degli Apostoli, fosse semplicemente “La via”, e il primo nome dei cristiani “i seguaci della via”. Non per niente Gesù si autodefinisce “la Via”. Lui una meta ce l’aveva ben chiara: Gerusalemme, dove avrebbe dato la vita. Siamo così giunti, anche grazie al ricco il dialogo tra i presenti, cogliere una convergenza tra meta e progetto.
La conclusione ce l’ha offerta Giuseppe, il più estroso dei fedelissimi di sant’Eustachio, quando candidamente ha preso il microfono per confidare che lui non ha metà. Si alza la mattina presto e rivolgendosi a Dio gli dice: “Oggi sono disposto a fare quello che tu vorrai”. E non sa mai quale sarà la sua meta: Giuseppe puoi andare a prendere il tale all’aeroporto? Giuseppe puoi venire a farci un preventivo per i lavori? Giuseppe puoi venire alla mensa dei poveri?
Giuseppe non ha una meta, ma ha un progetto: la piena disponibilità alla volontà di Dio. È questa a dettargli mille mete inattese. Ne nasce un viaggio straordinariamente bello.


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