giovedì 26 marzo 2015

Condivisione



Conosciamo, nella traduzione italiana del 1300 di Domenico Cavalca, la storia dei “sette probatissimi monaci”, quelli di apa Pafnunzio, per intenderci: «Sette probatissimi monaci abitavano in quell’ermo che confina co’ Saraceni e divisi per sé in una cella, ma uniti insieme per vincolo d’amore... Questi benedetti stando in solitudine si convenivano insieme, cioè lo sabato in sulla nona e ciascuno procurava alcuna coserella da mangiare, chi noci, e chi fichi, e chi datteri, e chi erbe, e chi pastinache, e così insieme facevano carità». Che sorpresa vedere questi primi monaci del deserto egiziano, che immaginiamo sempre immaginato rozzi e irsuti, scontrosi e solitari, e che si ritrovano insieme per far merenda, e con ciò stesso, sorprendentemente, fare carità, ossia vivere la semplice e concreta comunione fraterna.

Noi continuiamo quella tradizione secolare. Cambia il giorno e l’ora, ci riuniamo il lunedì sera dopo cena, ma l’intento è sempre lo stesso, anche se lo diciamo in inglese (che volete, siamo una comunità internazionale): faith sharing, che è sempre comunione di esperienze. Anche per noi, come per gli antichi monaci del deserto, l'incontro si conclude non proprio con erbe e pastinache, ma con “quello che passa il convento”: condivisione di beni spirituali e materiali. Questa volta sono io a portare la “coserella”: il filone candito del rinomato biscottificio Mattei di Prato… E così insieme facevano carità.


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