lunedì 30 marzo 2015

Teotihuacan: sacrifici degli Aztechi e sacrificio di Cristo


Mi scrive un amico dal sito archeologico dell'antica città di Teotihuacan, con le sue piramidi dedicate al Sole e alla Luna: “Un complesso impressionante che risale ai primi secoli dopo Cristo e che è stato alla radice delle culture successive degli Aztechi, dei Maya, ecc. Una cosa che fa impressione è che su queste piramidi messicane si facevano sacrifici umani e che in particolare si offriva agli dei il cuore. Morire così era una cosa molto onorevole e aveva un preciso scopo: convincere gli dei a far sorgere ancora il Sole, la Luce. A prima vista, una cosa scioccante. Ma guardato più dall’Uno, forse un’arcana intuizione di realtà profonde: non è forse vero che Dio non vuole da noi sacrifici di animali o altre cose, ma proprio il cuore? E che ogni Luce ha sempre chi la paga? Pensando poi alla realtà cristiana, che non è tanto ascesa a Dio quanto piuttosto discesa di Lui, il pensiero è andato oltre: la verità è che il Padre in Gesù ci ha donato il suo “cuore", il Verbo, e questo cuore, offerto una volta per tutte sull’“altare" del mondo, ogni giorno ci è donato nell’Eucaristia!”


Anche a me avevano fatto grande impressione quei luoghi. Li ho visitati proprio durante la Settimana Santa e anche a me avevano parlato in questo senso.
Leggo dal diario di allora: “21 marzo, solstizio di primavera. Gruppi di persone le più varie, rigorosamente vestite di bianco, le braccia alzate, il volto rivolto al cielo, ne raccolgono i raggi per lasciarsi inondare dall’energia vitale che emana dall’astro. Raccolti davanti alle antiche steli e agli altari, o più semplicemente in radure ai piedi della piramide, cantano, danzano a passi lenti, pregano evocando i padri e proclamandosi fedeli alle tradizioni da loro tramandate.
Sono canti pacati e lenti, ma dietro mi pare quasi d’udire le grida delle migliaia e migliaia di uomini donne e bambini che qui, come sulle altre alture, venivano immolati a divinità assetate di sangue: la morte era la via che assicurava la rinascita e la continuità della vita. Non posso non ricordare che proprio oggi, solstizio di primavera, è il Venerdì santo, e penso al sacrificio di Gesù, un Dio che non esige vittime e sangue umano, ma che si offre lui stesso vittima e sparge lui stesso il proprio sangue. Il suo sacrificio ha abolito ogni altro sacrificio, la sua morte è la vera via alla vita più piena: ci dona la sua stessa vita divina”.


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