domenica 5 aprile 2015

Pasqua: tra morte e vita



Oggi, Pasqua di Risurrezione, ho ancora davanti a me la foto di morte del Kenya, centinaia di giovani trucidati barbaramente, lì a terra, immobili, il volto schiacciato sul pavimento. Quella foto mi apre gli occhi sui massacri di ogni giorno, soprattutto dei cristiani. Ma anche sulle violenze familiari di cui ci nutre quotidianamente la cronaca, sui campi profughi, sull’odissea di popoli interi… Quante morti, quante ingiustizie, quanto dolore.

È Pasqua, ma sulla mia scrivania c’è ancora il Cristo sofferente che mi regalarono in Lituania 15 anni fa. Da allora è sempre lì.
Il Risorto è lo stesso che anche oggi muore sgozzato, lapidato, crocifisso, in Iraq, in Sudan, in Pakistan, in Nigeria, in Kenya… Muore continuamente, tragicamente, per dare senso a queste morti, per portare in quei morti la vita.

Nella veglia di Pasqua questa notte mi hanno toccato le parole per la preparazione del cero: “Il Cristo, ieri e oggi, Principio e fine, Alfa e Omega. A lui appartengono il tempo e i secoli”. Poi il cero è partito, guidando il piccolo popolo.

Credo che Cristo Risorto è Signore della storia e guida la storia verso la Terra promessa. Credo che ha aperto le porte del cielo ed è salito per prepararci un posto.

Tutto attorno sembra contraddire la vittoria del Signore sulla morte. Proprio allora si erge la fede.
Il cero pasquale è stato segnato con la cifra di quest’anno, 2015. Non celebriamo la ricorrenza di un mito lontano dei secoli. Oggi Cristo risorge, “Il Cristo, ieri e oggi”; oggi in questa nostra cronaca quotidiana “a lui appartengono il tempo e i secoli”; oggi è il Signore della storia: “Io ho vinto il mondo”.


Nessun commento:

Posta un commento