mercoledì 15 aprile 2015

Pozuelo, casa di martiri


Bastano pochi passi in questa cittadina-giardino, alle porte di Madríd, per essere avvolti da un senso di pace. Tranquilla, pulitissima, ordinata, Pozuelo de Alarcón è tutta un parco. Ben diversa in quel lontano 1936.
I Missionari Oblati di Maria Immacolata si erano insediati nel quartiere della stazione nel 1929 e vi avevano portarono la scuola di teologia. Pochi dopo la persecuzione.
In tre anni, tra il 1936 e il 1939 nella Spagna repubblicana furono uccisi quasi 7.000 sacerdoti e religiosi. Tra di loro 22 Oblati di Pozuelo: padri, fratelli e giovani studenti di teologia.
Il 22 luglio 1836, alle tre del pomeriggio, un nutrito contingente di miliziani, armati di fucili e pistole, assaltò il convento.

Entro nella stanza dove vennero rinchiusi i 36 Oblati della comunità sotto stretta vigilanza con la minaccia delle armi.
Guardo le mattonelle rotte, in fondo alle scale; le hanno lasciate così da quando buttarono giù dalle scale statue, immagini, crocifissi, rosari e vesti sacre che i miliziani trovarono nella casa, per poi bruciare tutto in mezzo alla piazza.          
Passo di stanza in stanza, nella cappella, nella sala da pranzo divenuta prigione, da dove furono prelevati i primi per le sommarie esecuzioni…
22 martiri. Non ci sono reliquie perché sepolti in fosse comuni. Tutta la casa è una reliquia, un santuario. Una casa viva come sono vivi i martiri; una casa che è diventa centro di formazione, di ritiro, nella quale trovo giovani, famiglie… La vita vince la morte!


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