lunedì 11 maggio 2015

Ostensione della Sacra Sindone, 4 maggio 1842

Era il 4 maggio 1842 quando, in occasione del matrimonio di Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide la Sacra Sidone, vi fu un’ostensione straordinaria della Sacra Sindone. Erano presenti Silvio Pellico, la Marchesa di Barolo, Giovanni Bosco. C’era anche sant’Eugenio de Mazenod, veduto appositamente da Marsiglia. Qualche giorno più tardi, racconta dettagliatamente l’evento all’amico Tempier:

Quel giorno non piovve affatto, ma il sole rimase velato come per proteggere il cervello di 150mila cristiani che la devozione chiamava, un gruppo dopo l'altro, sulla grande piazza Castello e nelle vie adiacenti. Di buon mattino mi recai al palazzo del re (Carlo Alberto) per aspettare l'ora della funzione: li mi trovavo in ambiente conosciuto. Fui avvicinato da parecchi signori divenuti uomini di corte, generali, grandi dignitari della Corona dopo che ci eravamo conosciuti nel collegio dei nobili. Il re, la regina e tutta la famiglia reale si portarono presto nella cappella della S. Sindone seguiti da tutta la corte (…)
Il baldacchino, sotto il quale la sacra reliquia era portata dalle quattro dignità del capitolo, era stato sostenuto all'inizio dal re, dai due figli e dal principe di Lucca, sostituiti in seguito dal principe di Carignano, dai cavalieri della SS. Annunziata e dai gran cordoni dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. L'arcivescovo precedeva immediatamente la reliquia; dinanzi a lui a breve distanza camminavano i quattro vescovi designati per mostrare insieme a lui al popolo la S. Sindone dai quattro lati del palazzo Madama (…)
Il re e i principi seguivano il baldacchino con le torce in mano: venivan dietro tutti i dignitari, il senato, la camera dei conti e l'università in grande uniforme. Le fanfare, le campane, i cannoni mescolavano il loro suono al canto della cappella reale. L'emozione era generale e un profondo sentimento religioso si notava in maniera commovente nella folla immensa che riempiva la piazza, le strade, le finestre di tutte le case da cui pendevano ricchi tendaggi.
Noi tutti eravamo ugualmente commossi; chi sarebbe rimasto insensibile a quello splendido omaggio reso al Salvatore del mondo da tante anime da lui riscattate? Era un intero regno rappresentato dal suo re e da tutti i corpi dello Stato unito a una popolazione immensa proveniente dalla città e da una parte notevole della provincia. (…)
Una volta spiegata la Sindone sul tavolo, il re, la regina e i principi son venuti a venerarla stando in ginocchio (…) Dopo questo atto solenne di adorazione, i cinque prelati han portato la reliquia prima sul balcone prospiciente la piazza e successivamente sugli altri tre sempre accompagnati dal re, dai principi e dalla corte. Ogni ostensione durava dieci minuti durante i quali le truppe e il popolo in ginocchio per terra adoravano l'immagine del Signore mentre le fanfare e le campane sonavano. (…)
Io fui uno dei vescovi scelti per stare a guardia del sacro deposito (…) Durante le due ore che siamo stati di guardia ebbi il tempo di osservarla attentamente. Il lenzuolo è tessuto come le nostre tovaglie; a eccezione di qualche bruciatura rattoppata con pezze cucite malissimo, si conserva molto bene grazie certamente alla fodera su cui è stata applicata.
Si vedono impresse sul lenzuolo le tracce di un corpo umano, ma non ci sono linee segnate come vediamo nelle immagini riprodotte: ci sono ombre sfumate, ma si distinguono perfettamente sia la forma della testa come la parte anteriore (…) La vista di questa immagine ispira una specie di stringimento di cuore facile a comprendere quando si pensa che non v'è nulla di più prezioso sulla terra dopo la divina Eucaristia di queste tracce del corpo adorabile del Salvatore impresse dal suo proprio sangue sparso per la salvezza degli uomini.


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