martedì 14 luglio 2015

La Provvidenza c'è ancora?

Renzo dà l'elemosina ai poveri e pronuncia la famosa frase:
La c'è la Provvidenza 
“La c’è la Provvidenza”, disse Renzo Tramaglino.
Nel XVII secolo, al tempo dei Promessi sposi, la Provvidenza c’era ancora.
C’era anche nel XIX secolo, al tempo di Alessandro Manzoni.
Ma oggi, c’è ancora, oggi, la Provvidenza?
Me lo domanda una certa Germana, che mi ha scritto oggi una e-mail (non conosco questa persona e non so come ha trovato il mio indirizzo e-mail).
Chissà se fra i miei 15 lettori del blog c’è qualcuno che saprebbe risponderle.

Carissimo Fabio,
ho tirato fuori dalla mia borsa un volantino gualcito ed ho ritrovato una tua catechesi su Lc 10,41-42. (Si riferisce al mio commento alla Parola di vita di Giugno)
Che dire? Marta sono io, una delle tante persona che si affannano per tirare avanti.
Mi fa un po' arrabbiare Gesù con le Sue parole, cosa dovrei fare se non affannarmi per non soccombere? Seguo spesso Radio Maria, gli appelli di P. Livio sono continui, anche eccessivi forse, ma senza i contributi degli ascoltatori la radio chiuderebbe, non ci fossero tante e tanti "Marta" in giro per il mondo molte opere benemerite sarebbero prive del loro sostegno.
Vivere di Provvidenza: e come si fa? Tante opere vivono di Provvidenza (la suddetta Radio Maria, l'opera di Frate Ettore a Milano, la missione Speranza e carità a Palermo etc. etc.), ma cosa vuol dire vivere di Provvidenza oggi? Elemosinare a quanto pare. Io la Provvidenza me la ero sempre immaginata come nelle Scritture, manna dal cielo, l'orcio della vedova che continua a dare olio, moltiplicazione dei pani etc. etc..
Ma oggi non la vedo più così, continuo a pregare perché qualcosa accada ma vedo che Maria non può fare  a meno dell'affannarsi di Marta. Mi accorgo che le mi forze sono insufficienti ma non posso fermarmi, mi affanno e mi preoccupo per la mia di situazione, per quella delle persone che dipendono da me. Forse è vero, il lavoro ha preso il sopravvento nella mia vita, mi tiranneggia, non trascuro la preghiera ed i sacramenti ma la situazione che vivo mi logora, mi toglie serenità e non mi permette di vivere appieno.
Che fare? a mia sensazione è che se non mi affanno, se non mi do da fare per quello che berrò, mangerò e per i vestiti con cui mi coprirò nessun altro lo farà per me
Dio ti benedica.


3 commenti:

  1. E se fossimo chiamati ad essere provvidenza gli uni per gli altri? Maria non ha potuto fare a meno dell'affannarsi di Marta, scrive Germana, e per quest'ultima la provvidenza è stata probabilmente la sorella, con il suo rimanere ai piedi di Gesù. Forse possiamo trovare un aiutino nel rimettere a fuoco il significato delle due parole, parenti tra di loro ma anche distanti quanto al significato e all'atteggiamento che vi è sotteso: occuparsi e preoccuparsi. Maria e Giuseppe erano preoccupati perché non trovavano il loro bambino, mentre lui era "tranquillamente occupato" nelle cose del Padre suo. Occuparsi è amore, forse pre-occuparsi ce ne allontana. Chissà!

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  2. Cara Germana anche al tuo affanno Gesù si riferiva quando ha detto che col nostro affanno non avremmo aggiunto in istante di vita in più ,poichè lo sguardo nostro è troppo miope ,mentre lo sguardo di Dio copre l'eternità. siamo chiamati a vivere con gli occhi di Dio e a proiettarci nell'eternità con Lui.Se hai il volantino nella borsa vuol dire che dai valore anche a chi l'ha scritto e dunque sii serena e fidati ,accetta l'invito a vivere più nell'abbandono tra le braccia del Dio che fa sorgere il sole e fa scendere la pioggia e tutto questo senza distinguere i buoni dai cattivi ,con una liberalità infinita .un abbraccio da una amica del blog meraviglioso di padre Fabio. Pierangela da Torino

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  3. Buongiorno a tutti!
    La Provvidenza c'è, eccome. È il nostro centuplo: date e vi sarà dato. È Dio che si compiace delle nostre opere e trova tempi e modi per dircelo . Lode e gloria al Signore.

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