venerdì 21 agosto 2015

Dove sei? In cerca dei luoghi di Dio


In questi giorni, approfittando di un po’ di riposo, ho terminato di scrivere un libro: Dove sei? In cerca dei luoghi di Dio. È il frutto dei “Dialoghi su Dio” tenuti nel 2014 nei locali della chiesa di sant’Eustachio a Roma. Esso però è nato 40 anni prima.
Era il luglio del 1974. Avevo 26 anni. Mi trovavo a Roma da un anno e mi stavo preparando al sacerdozio. Al Centro Mariapoli di Rocca di Papa si teneva l’VIII Congresso internazionale del Movimento gen. Non mi era consentito parteciparvi, perché non ero un gen. Quando seppi che Chiara Lubich avrebbe parlato non mi feci nessuno scrupolo e andai ad ascoltarla. Fu facile mimetizzarmi con i gen, senza che nessuno notasse la mia presenza.
Da allora ho letto infinte volte quel discorso di Chiara, ma mi è sempre sembrato è diverso da come mi si impresse in cuore quel giorno.
«Quest’anno – iniziava – mi sembra che Gesù voglia vi ripeta una “parola” che è risuonata come uno squillo, trent’anni fa… [si riferiva alla sua esperienza iniziale]  È una parola grande più del mare… È la parola che Gesù vuol dire oggi, in questo secolo, agli uomini; ed egli desidera che tutti, dal primo all’ultimo, noi siamo canali, ecco di essa».

Secondo quanto leggo in quel discorso, Chiara avrebbe pronunciato soltanto tre volte il lemma “parola”. A me sembrò che lo ripetesse all’infinito. I pochi attimi trascorsi nel formulare quelle brevi frasi mi parvero un tempo senza limite, come venissi portato su uno spazio sconfinato. Sentivo crescere l’attesa per lo svelamento di quella “parola”. Il desiderio di conoscere quella “parola” misteriosa aveva teso al massimo le corde della mente e l’anima fu dilatata per essere capace di accogliere la rivelazione: «Questa parola è Lui stesso: Dio».
Quella “parola” – Dio – fu un improvviso bagliore di luce e di fuoco. Rimasi nella sospensione. Mi trovai come avvolto da quella realtà: Dio. Era come se sentissi pronunciare per la prima volta quella “parola”. La prima volta che la sentivo così potente, così vasta, senza confini, così assoluta: “Dio”.
Mai più nella mia vita ho sentito pronunciare quella parola – Dio – con quella intensità, con quella forza sconvolgente. Non l’ho più sentita pronunciare, ma mi è rimasta dentro come allora.
Chiara proseguiva nel suo discorso: «Ed eccomi a svelarmi chi è Dio… Dio è Amore». Spiegò dove avremmo potuto trovarlo. Da quel giorno ho preso a cercarlo là dove lei mi aveva indicato. Soltanto più tardi presi a riflettere su quali fossero i “luoghi” della sua presenza, le “fondi del divino”, come lei le chiamò, a cui avrei potuto abbeverarmi. Questo libro ne è un piccolo frutto. Allora mi rimase impressa soltanto quella “parola”: Dio.
«Se ci venisse chiesto – proseguì Chiara –: qual è il vostro ideale? Noi dovremmo rispondere: Dio». In quel momento Dio era veramente il mio ideale, l’ideale di tutti quei giovani in mezzo ai quali mi trovavo.
S’era realizzato quello che lei stesso diceva disse di aver percepito al termine del suo discorso: mentre parlava «eravamo veramente un’unità e spero che Dio abbia visto una cascata di Lui in mezzo a noi». Era stata un’autentica cascata. Quella “parola”, Dio, la sua realtà, si era riversata su di noi segnandoci per sempre.
Ho scritto questo libro 40 anni dopo, ma il seme fu gettato quel luglio 1974.


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