giovedì 6 agosto 2015

Nel Paradiso, stabilmente: un invito



Oggi la liturgia ci ha rilanciato l’invito di Atanasio sinaita (siamo a metà del VI secolo) ad entrare “in una condizione stabile di trasfigurazione”, poiché, una volta resi “partecipi della divina natura”, non si può più vivere contro natura.
Non c’era cornice migliore, per accogliere tale invito, della visita di oggi a Tonadico e Fiera di Primiero nel Trentino, i luoghi che nel 1949, in questi stessi mesi estivi, furono testimoni della partecipazione di Chiara Lubich alla trasfigurazione di Gesù. Ormai lo attestano pubblicamente le targhe che il comune ha predisposto lungo l’itinerario turistico, a ricordo del “Paradiso ’49”.

La Trasfigurazione del Signore è tutta avvolta nella luce, quella stessa luce che si riflette nell’esperienza di Chiara come in quella di tutti i mistici che vengono portati, al pari di Pietro, Giacomo e Giovanni, sull’alto monte della contemplazione. Essi, afferma l’apostolo Paolo - ed è la vocazione di ogni cristiano -, «riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore», vengono «trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore».
La prima volta che salii sul monte Tabor, mi sentii spalancare l’anima, sulle dimensioni dell’orizzonte amplissimo che da lassù mi si apriva d’intorno. Si è quasi abbacinati dal riflesso della luce della Trasfigurazione che sul Tabor pare continui a splendere. Lo stesso senso di vastità e di beatitudine, quasi si dilatasse l’anima, l’ho avvertita le altre volte che ho avuto la grazia di salire ancora su quell’“alto monte”, come lo chiamano i Vangeli.

Così oggi, a Tonadico il cielo era inondato dalla stessa luce del 1949, quella che Chiara vedeva rispecchiata nella natura, come annotava nelle sue carte di allora: “Arrivate lassù… io avvertii che non era tutto fiamma solo dentro di me ma, in certo modo anche fuori di me”. Racconta di “un tramonto meraviglioso”, di “un cielo d’un azzurro mai visto”, di raggi di sole appena tramontato dietro una montagna che “saettavano verso il cielo”, di “sole che cadeva a perpendicolo”, del “contorno della natura” che non potrà mai dimenticare… La natura d’intorno rifletteva la luce taborica che ella stava sperimentando.
La stessa luce si è oggi riflessa in noi, in una giornata che non potremo mai dimenticare, invito ad entrare “in una condizione stabile di trasfigurazione”, di Paradiso.

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