lunedì 12 ottobre 2015

In volo verso il Canada con la consacrazione in cuore

Quando l’aereo spicca il volo l’aurora ha appena iniziato a dipingere di fuoco e d’oro la sottile linea dell’orizzonte. Appare il Mediterraneo coperto da un sottile e uniforme velo di nubi di un tenero rosa. Inizia l’ennesimo volo verso il Canada, a 35 anni dal primo, indimenticabile, compiuto assieme a padre Bonaventura.
Da poche ore ho terminato il congresso della Scuola Abbà che mi ha spaziato sul mondo intero, per l’internazionalità dei partecipanti, venuti dai cinque continenti e mi ha immerso nel cielo, per i suoi contenuti di luce.
Ed ora, sospeso da terra, mi trovo nel luogo ideale per stendere l’articolo “Consacrazione” per il Dizionario di Mistica diretto da Luigi Borriello.
Ma cos’è sacro e cos’è profano, dopo che Dio è venuto in terra frantumando ogni tipo di barriera? La morte di Gesù, il più sacro dei sacrifici, si compì in terra sconsacrata, in modo irrituale, anzi infamante. Non vi è più luogo profano. Gesù ha tutto santificato. Il velo del tempio si squarcia e il Santo dei Santi invade l’universo intero rendendo tutto santo. Se Dio si è fatto l’Emmanuele, cosa può restare fuori di lui? Il suo corpo, a partire dalla risurrezione, è l’unica via per l’incontro con Dio, il cielo aperto che comunica incessantemente con gli uomini. L’unica terra profana, non raggiunta dal divino, rimane il peccato. Per il resto, in Gesù, il Santo sceso sulla terra, tutto è chiamato a partecipare della sua santità. Egli ha tutto assunto per tutto santificare: “Per essi santifico me stesso”. Il suo Spirito, donato dal suo costato aperto, pervade l’universo e tutto santifica.

Intanto il paesaggio è cambiato. Il telo di nubi rosato ha lasciato il posto ad uno strato uniforme più in basso, quasi adagiato sul mare, non ancora raggiunto dal sole, freddo come una banchisa di ghiaccio. Fin quando emergono le vette innevate delle Alpi, appena inondate dai primi raggi di luce. Il Monte Bianco rosseggia regale.
La santificazione rimane un processo, per la cui piena attuazione Gesù stesso prega il Padre: «Consacrali nella verità». Di qui il permanere di segni della santificazione, espressi in momenti e luoghi particolari, primi tra tutti i sacramenti. Essi richiamano la santità di Dio e l’appello ad essere da lui santificati.
La consacrazione, in definitiva, indica l’essere messi direttamente in relazione con Dio, grazie all’assimilazione al Corpo di Cristo; essere resi partecipi della sua vita di santità, grazie all’accoglienza e alla guida dello Spirito di Santità; entrare nella sua intimità relazione, seguendo Gesù nel suo cammino verso il Padre. L’idea di consacrazione mette dunque primariamente in luce l’iniziativa e l’azione di Dio: non è la persona che si consacra mettendo qualcosa o se stesso da parte per Dio, ma è Dio stesso che introduce nel proprio mondo cose e persone, rendendole partecipi di sé. Se in una concezione dualistica del mondo, espressa con categorie di sacro-profano, bene-male, luce-tenebre, comune a tante culture religiose, la consacrazione è vista soprattutto nell’aspetto negativo di separazione e rottura, nella concezione cristiana essa va considerata soprattutto nell’aspetto positivo di comunione intima con il Santo. Essa presuppone la risposta dell’uomo come accoglienza attiva dell’iniziativa di Dio e come affidamento fiducioso e senza riserve, sotto l’impulso della grazia.

In basso le nubi si sono trasformate in un mare in tempesta, per poi lasciare intravedere le periferie di Parigi e infine la città che si addensa gradatamente fino a compattarsi attorno alla Senna. La torre Eiffel appare come un fuscellino ai bordi del grande fiume.
A fine mattinata il balzo transoceanico. Vado avanti con la consacrazione, soffermandomi su quella più propriamente religiosa...
Quando atterriamo a Montreal il mio orologio segna le 19.30, ma qui sono ancora le 13.30. Ho camminato alla velocità del sole, oppure si sono avverate le parole di Giosué: “Fermati, o sole”!


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