sabato 10 ottobre 2015

La Scuola Abbà: ricordando Peppuccio


 Secondo giorno del Congresso della Scuola Abbà. 200 professori da tutti e cinque i continenti. Il miracolo di tutte le scienze che ritrovano unità attorno al mistero di Cristo. Come responsabile della Scuola Abbà mi trovo a gestire un simile congresso. Niente di più facile. Mi pare che davvero Gesù, il Maestro in mezzo a noi, stia conducendo tutto con la limpidezza della sua luce e la forza del suo calore.





La serata si è conclusa rievocando, con musica e una fine scenografia, gli otto membri della Scuola Abbà che hanno già raggiunto il cielo. A me il compito di ricordare Peppuccio, che per vent’anni ha guidato il gruppo e che ora ha lascato a me le consegne. L’ho fatto leggendo poche suo righe:
L’incontro con Chiara, e l’essermi messo alla su sequela, partecipando con la massima intensità alla vita dell’Opera di Maria, da lei nata, fu per me, filosofo, l’inizio di una rivoluzione.
Mi fu detto e mostrato, e lo capii sempre più profondamente, che il pensiero è vita. E ciò mi chiariva il disagio che aveva accompagnato i miei studi e le mie frequentazioni universitarie: disagio che nasceva dal rilevare la discrepanza tra gi insegnamenti che mi venivano offerti e la vita di chi me li offriva…
Si apriva un occhi nuovo per guardare.
E di questo occhio, Gesù abbandonato, mi fece comprendere Chiara, è la pupilla: la pupilla dell’occhio di Dio che guarda il mondo, la pupilla dell’occhio dell’uomo che guarda Dio. Gesù abbandonato, mi rivelava Chiara, è la luce stesa della conoscenza
Egli p stato per Chiara, e lo è diventato per me, l’oggetto formale della conoscenza: non ciò che essa conosce, ma la luce nella quale avviene la conoscenza…
E l’atto della conoscenza è condotto nella dimensione dell’amore.
Conoscere è amare…
Chiara mi apriva il paesaggio bellissimo di una cultura della risurrezione. Capii, in un balzo del cuore che fu terrore e gioia, che la cultura che il cristiano deve donare al mondo è quella del Risorto: cultura trinitaria. Compiutamente umana ma compenetrata dalla Gloria della divinità. Tutta divina, ma compenetrata dalla fragile tenerezza della gloria dell’umano.

1 commento:

  1. Grazie, che bel ricordo, grazie P. Fabio grazie Peppuccio. Anche noi possiamo godere oggi di quel paesaggio, una cultura della risurrezione. Gerusalemme ne ha bisogno....dobbiamo aprire gli occhi e guardare attraverso la pupilla dell'occhio di Dio, solo così, solo così possiamo continuare a guardare il mondo.

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