sabato 21 novembre 2015

Cristo Re, modello per la politica e per la Chiesa

Vetrate di Jan Pillemans, OMI
Trois Rivuères


Regni e imperi si edificano con guerre e carneficine. In questi giorni come allora.
Non così il regno di Cristo. Gesù lo conquista non uccidendo, ma dando la vita.
I regni di quag­giù si mantengono con il potere, il suo con il servizio.
Quelli di quaggiù non possono fare a meno dell’arroganza, della superbia.
Il suo si fonda sull’umiltà, sull’ambizione all’ultimo posto; un regno nel quale chi vuole diventare grande si deve fare servitore, e chi vuole essere il primo schiavo di tutti.

Non potrebbe il regno “di quaggiù” ispirarsi al Regno di Dio, dove c’è più gioia nel dare che nel ricevere, dove si ama l’altro come se stesso, dove il piccolo, il povero, il disoccupato, l’ammalato è collocato al primo po­sto?
I “ministri” potrebbero diventare quello che dice il loro nome, servitori del popolo. La politica, dal capo dello Stato all’ultimo amministra­tore comunale, potrebbe aspirare a farsi sempre più attenta alle necessità di ogni singolo cittadino, a mettere da parte il proprio interesse, a promuovere il bene comune con creatività e intel­ligenza. Così l’economia, la finanza.
Perché pensare – ed è un’eresia – che il vangelo riguar­di soltanto il mondo spirituale? Perché rifiutare la sua incidenza nell’ambito sociale, politico, economico?

Non diversamente per la Chiesa, segno del Regno dei cieli: né fasto né autoritarismo, né pretese né ingerenze politiche, nella consapevolezza che la sua identità non è modellata sui regni “di questo mondo”, ma sulla regalità di Cristo, fatta «di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace» (Prefazio). Papa Francesco insegna.




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