mercoledì 24 febbraio 2016

La misericordia che tutto rinnova / 3



Sono scontati gli esiti di conversione personale nell’accoglienza della misericordia di Dio; meno, ma ugualmente prevedibili, quelli sociali, quando il suo esercizio si rivolge alle persone attorno. La sua concretezza si visibilizza al punto che la parola “misericordia” nella Firenze del XIII secolo divenne il nome per un ente assistenziale, capace di fornire cure gratuite ad ammalati e feriti, e provvedere alla sepoltura dei morti derelitti. Il nome di “Misericordia” continua anche oggi a designare associazioni e confraternite di volontariato che operano in tutta Italia nell’ambito dell’assistenza medica.
Inattesi e sorprendenti invece le ricadute storiche e geopolitiche della misericordia. Papa Francesco lo sta facendo vedere: ha inventato il disgelo Usa-Cuba, ha cercato di portare sul piano della preghiera il conflitto mediorientale, sta elaborando un accordo con la Cina, prende contatti con il mondo musulmano… L’incontro con il patriarca ortodosso di Mosca Kirill e il documento siglato congiuntamente vanno ben al di là degli ambiti ecclesiali o del dialogo ecumenico: coinvolgono politica ed economia, ecologia e conflitti, affrontando con lucidità e in maniera propositiva i grandi problemi del nostro mondo contemporaneo. Un appello al dialogo a tutto campo che non parte né da Mosca né da Roma ma, in maniera significativa, da «Cuba, all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest», con parole rivolte «a tutti i popoli dell’America Latina e degli altri Continenti».
L’amore non permette solo di cambiare la vita attorno a sé, ma anche di inventare la storia. L’atteggiamento misericordioso è creativo e innovativo. È a questo che deve mirare l’esperienza della misericordia.


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