sabato 6 febbraio 2016

Sulla tua parola getterò le reti


Simone ha faticato tutta la notte. Ha lavorato sul lago senza alcun risultato e ora, in questa mattina di luce, accoglie Gesù sulla tua barca vuota e lo ascolta mentre annuncia alla folla la parola di Dio. Ha già conosciuto la potenza della tua parola quando lo ha visto guarire la madre di sua moglie. Anche adesso è incantato nel sentirlo parlare di Cielo. Da quell’ascolto prolungato e inteso sgorgherà più tardi la sua confessione: «Tu solo hai parole di vita».
Ma al termine del suo sermone Simone ode, rivolta a lui, una parola diversa dalle altre appena sentite: «Prendi il largo e getta la rete». Una parola incomprensibile, assurda, fuori della logica. Egli sa che il tempo propizio per la pesca non è il giorno, quando i pesci scendono nel fondo delle acque, ma la notte, e quella notte pesce non se n’era visto. Gesù è bravo a parlare, ma di pesca non se ne intende, è un uomo di terra, non di lago.
Eppure Simone si fida. Crede più a lui che a se stesso: «Sulla tua parola getterò le reti». Nel gettare le reti getta a mare anche la sua esperienza di pescatore e si lascia guidare da Gesù, nella fiducia più piena: «Sulla tua parola».
Ha fatto bene a fidarsi. Non rimane deluso. La barca vuota è ora piena di pesci.


Anche a noi a volte Dio rivolge richieste assurde che vanno contro la nostra logica consolidata. Perché ci porta per una strada che a noi sembra forviante? Perché ci indirizza in una direzione verso la quale non avremmo mai pensato di andare? Perché pretende da noi l’impossibile?
A me sembrerebbe meglio fare così, a me piacerebbero cose diverse da quelle che egli mi propone, vorrei andare per la mia strada, cerco le mie sicurezze...
Lasciami tranquillo nel mio cantuccio, ti prego. Perché mi strappi dal mio quieto vivere e mi mandi al largo?
Ma ormai lo conosciamo, almeno un po’, e sappiamo che possiamo fidarci di Dio, anche quando non comprendiamo. Non è anche questo la fede? E non è cieca! Sì, sappiamo veramente che possiamo fidarci di lui, lo abbiamo già visto all’opera, più volte, in noi e attorno a noi. E se l’incomprensione si acuisce, se persiste il dubbio, se sopraggiunge la notte, egli continua a ripetere: «Non temere».
Sì, sulla sua parola sono pronto a fare quello che egli chiedi e non ne sarò deluso.


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