martedì 29 marzo 2016

Quaranta giorni per imparare


Quaranta giorni: il tempo che, secondo gli antichi, occorreva perché il sangue di un uomo si rinnovasse completamente. Quarant’anni perché si rinnovasse il sangue di un popolo.
Per questo occorsero quarant’anni di deserto affinché il popolo d’Israele si rigenerasse e potesse entrare nella terra promessa. Quaranta giorni di deserto servirono a Elia, a Gesù.
In cerca di conversione, sulle tracce dei grandi modelli biblici, anche noi ogni anno  celebriamo con serietà i quaranta giorni della Quaresima.
Meno attenzione prestiamo ai quaranta giorni che vanno dalla Pasqua al quando Gesù sale al cielo. Eppure sono giorni di fondamentale importanza. È il periodo della vera grande conversione, durante il quale il nostro “sangue” dovrebbe davvero rinnovarsi completamente, fino alla metànoia, a far nascere in noi un nuovo modo di pensare e di vedere, capace di andare al di là delle apparenze e scoprire il senso vero della realtà.
Per quaranta giorni Gesù convive con i discepoli per far loro comprendere come stanno davvero le cose, ora che egli è risorto. Li esercita a riconoscerlo presente ovunque, in ogni persona, in ogni situazione, in ogni giornata. Lui c’è, è lì, dove meno se lo aspetterebbero. Anche per strada? Anche nel giardino? Anche in casa? Anche al lavoro sul lago? Sì, c’è, anche se non lo riconoscono subito. Allena i discepoli a saperlo riconoscere. Quando finalmente hanno imparato: “È il Signore!”, egli può salire al cielo, ha compiuto la sua missione.
Per la verità ci sarà un ulteriore passo: dieci giorni più tardi, dovrà mandare lo Spirito Santo a ricordarci ciò che ci ha insegnato, perché rischiamo sempre di dimenticarlo…



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