sabato 4 giugno 2016

A Nain il funerale si muta in danza di gioia



Il Vangelo ci narra tre risurrezioni operate da Gesù.
Quella della figlia di Giairo: come poteva non compiere il miracolo, vista l’insistenza del padre, la sua fede?
Quella di Lazzaro: come poteva non ridargli vita, lui che era suo amico e che tanto amava? E come poteva resistere alle insistenze di Marta?
Ma del figlio della vedova di Nain? Non sappiamo nulla né di lui né di sua madre. Gesù passa di lì per caso, in quel piccolo villaggio a 10 chilometri da Nazaret.
Nessuno gli chiede la guarigione, nessuno lo prega, nessuno gli manifesta la fede intensa necessaria al miracolo.

Gesù non passa di lì per caso. Come esclama la gente a cose fatte, «Dio ha visitato il suo popolo». Gesù è il Dio che, di sua iniziativa, viene incontro a questa nostra umanità sofferente simboleggiata da un funerale in pianto. È mosso a compassione di una donna sola e disperata. Compatisce, avverte in sé stesso la sua sofferenza, il suo dolore, fino a sentirli come sofferenza propria e proprio dolore.
Gesù sa capire, come scrive la Lettera agli Ebrei; non è uno che «non sappia prendere parte alle nostre debolezze»; egli stesso è «stato messo alla prova in ogni cosa», fino a conoscere «forti grida e lacrime». Per questo possiamo accorrere a lui «per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno» (4, 15-16).
La donna non l’ha supplicato, ma il suo pianto è la più straziante delle suppliche e arriva dritto al cuore di Dio.


Anche noi spesso non sappiamo pregare, trovare le parole giuste con cui rivolgerci a Dio. Anche attorno a noi tanti non sanno pregare, anzi la disperazione può portare a bestemmiare e a maledire Dio. Eppure egli non sei sordo al grido dei poveri, dei senza tetto, di chi subisce soprusi o è solo, disperato...
Gesù continua a passare per le nostre strade, incontra i nostri funerali, e ancora si commuove. Non se ne sta discosto, non guarda da lontano. La sua è una prossimità concreta e tangibile, come quando toccò fisicamente la bara del ragazzo.
Inverte il cammino di chi sta andando al cimitero portando verso la vita, la luce, la gioia.

Passa ancora lungo le nostre strade,
intercetta il nostro patire e il nostro pianto
e inverti il cammino di morte
verso la tua risurrezione e la gioia,
tu che vinci la morte
e doni la gioia,
Signore della vita.
Rendi anche noi attenti alla sofferenza
di chi cammina con noi
per condividere la speranza
che semini nel nostro cuore
e giungere insieme nel tuo regno di vita e di pace.

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