giovedì 16 giugno 2016

Gli sfollati di Catarella


Catarella aveva gli occhi rossi e gonfi e col fazzoletto in mano di asciugava il naso.
«Sei raffreddato?»
«No, dottore» rispose Catarella per troncare il discorso.
Montalbano insisté.
«Dimmi cosa ti è successo».
«No, dottore».
«È un ordine. Parla».
L’angolo della bocca di Catarella cominciò a tremare come se stesse per piangere.
«È successo che questa notte quando sbarcarono gli sfollati…».
«Non si chiamano sfollati, Caratella, ma migranti. Gli sfollati erano quelli che nell’ultima guerra scappavano in altro paese a causa dei continui bombardamenti».
«Mi scusi, dottore, ma questi non scappano dalle bombe allo stesso modo?».
Montalbano non sapeva che replicare. La logica di Catarella era perfetta.

E bravo Catarella. È simpatico perché nel suo fare sconclusionato troviamo sempre qualcosa di noi. È umano.
Questa sera alle Terme di Caracalla Camilleri racconta della sua scrittura, a cominciare da questo suo ultimo libro, il centesimo, L’altro capo del filo, con la compassione per i migranti che affrontano il mare e rischiano la vita pur di uscire dall’inferno della guerra…

Camilleri si sarà infuriato se ho tradotto il suo scritto in lingua corrente?

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