venerdì 3 giugno 2016

Il vescovo santo di Marsiglia


Basta che l’autobus mi scarichi alla stazione di san Carlo che subito i ricordi di sant’Eugenio si affollano alla mente. Fu lui a benedire la stazione dei treni in occasione della sua inaugurazione. Non c’erano formulati a quel tempo perché le ferrovie nascevano appena. Si inventò dunque un bel rituale. Le tre locomotive, nuove fiammanti, erano agghindate con ghirlande e fiori. Avevano ricevuto anche un nome. Benedì la prima, la seconda, ma quando arrivò alla terza si rifiutò: l’avevano chiamata Lucifero.
Fuori della stazione la statua dell’Immacolata, la vergine dorata, come viene chiamata. La fece erigere subito dopo la proclamazione del dogma, come ricorda una bella famosa stampa dell’epoca. Da lassù si vede il santuario di Nostra Signora della Guardia, che domina la città. L’ha costruito lui su una antichissima piccola cappella. Gli Oblati vi hanno prestato servizio per più di 70 anni, rendendolo famoso e frequentatissimo. Poi furono espulsi nel 1903. 
Dalla terrazza della stazione si vede anche il campanile del quartiere dei pescatori. Anche lì, dopo aver costruito la chiesa, sant’Eugenio portò la direzione centrale degli Oblati, che sono rimasti a servizio del quartiere dal 1820 al 1982. Ad ogni passo Marsiglia mi parla di sant’Eugenio e degli Oblati.

Anche se la città lo ha ripudiato rimane sempre il suo più grande vescovo, l’unico proclamato santo. La gente lo adorava, ma i preti gli mossero guerra perché era troppo esigente… un po’ come succede con papa Francesco. Così fecero in modo che la sua memoria fosse eliminata. Non importa, rimane sempre il più grande vescovo di Marsiglia.
Oggi siamo stati sulla sua tomba, ricordando le parole rivolti agli Oblati: «Ciascuno di voi non può essere amato più di quanto lo ami io, ed amo ciascuno pienamente come se fosse il solo ad essere amato; e un tal sentimento così squisito lo sento per ciascuno. È meraviglioso».


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