lunedì 27 giugno 2016

Lucia Cremona: lettera dal Ciard



Lucia Cremona compie 85 anni. Una vita spesa per la missione. Per la sua festa abbiamo letto una sua lettera del 1969-70 dal Ciad. Tra l’altro scriveva:
Continuano gli incontri del sabato sera fra i cristiani e le esperienze che comunicano sono molto belle, eccone alcune: “Un nomade che non sorvegliava bene la sua mandria, ha lasciato entrare i suoi buoi nel mio campo di fagioli e ne hanno mangiati. Mi stavo arrabbiando con lui mostrandogli quello che avevano fatto, ma poi mi son ricordato della parola del Vangelo da vivere durante la settimana ed allora mi son limitato a dirgli che doveva stare attento, Poi abbiamo parlato e prima di lasciarlo gli ho dato un pezzo di manioca”. (…)
Avevano pubblicamente criticato e ingiustamente accusato dei cristiani: ecco cosa mi ha raccontato uno di loro: “No, ho detto nulla, non mi sono difeso, ma nel pomeriggio sono andato in chiesa a pregare per quelli che mi avevano criticato. Quando mia moglie ha saputo che ho fatto questo mi ha detto che ero matto, che proprio non si poteva pensare a pregare per loro dopo quello che avevano fatto. Con pazienza ho fatto capire perché mi comportavo così, come un cristiano si deve comportare e, siccome anche lei lo è, l’ho invitata a fare altrettanto. La sera abbiamo partecipato alla Messa insieme, pregando per loro”.
Nella stessa lettera Lucia racconta di un viaggio di notte in  macchina:
«Eravamo partiti alle tre di notte, i fari della macchina illuminavano di tanto in tanto qualche viandante che percorreva a piedi le lunghe distanze che separano un villaggio dall’altro, o addirittura che si spingeva verso la città. Di notte si viaggia meglio senza il sole che scotta! Verso le cinque, quando all’orizzonte appariva appena appena un filo di luce, i fari hanno illuminato un musulmano prostrato a terra assorto nella sua preghiera, rivolto verso quel filo di luce. Sono rimasta colpita vedendo quell’uomo che interrompeva il suo cammino per rendere gloria a Dio, in piena savana. Mi sono subito unita a lui dicendo: “Signore, i nostri linguaggi sono diversi, ma partono dal cuore dell’uomo che ti riconosce come sovrano su ogni cosa e si rivolge a te con fiducia. Per me Tu sei qualcosa di più, sei il Dio incarnato, il Dio in mezzo a noi. Che tutti possano incontrarti presto perché è da tanto tempo che tu sei venuto!”.
La lunga lettera si conclude così:
«Cari amici, aiutiamoci a far rivivere Gesù attraverso la nostra vita, che lo si veda passare e agire come fu visto un giorno in Palestina: avremo dato qualcosa di vero ai nostri fratelli più poveri».


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