mercoledì 8 giugno 2016

Un anno con sant’Eugenio e i suoi Oblati



Con il mese di giugno inizia la lettura del secondo volume del libro Un anno con Sant’Eugenio e i suoi Oblati, una serie di testi che ho raccolto per meditare, giorno per giorno, sul carisma oblato. Sono testi di sant’Eugenio, ma anche di molti altri Oblati.
La lettura quotidiana di questi testi può essere un modo per rispondere all’invito del Superiore Generale, p. Louis Lougen: «In questo speciale anno giubilare, vorrei invitare ognuno di noi a meditare sul grande dono del carisma oblato, con immensa riconoscenza per la grazia della vocazione di Missionari Oblati di Maria Immacolata. Il carisma oblato, dono dello Spirito per la Chiesa intera, trasmessoci da Eugenio de Mazenod, è di vitale importanza per la Chiesa e per i poveri» (Lettera alla Congregazione, 17 febbraio 2016).
Ecco il testo che ho proposto per il 9 giugno:

Cristo, il grande Oblato
La norma suprema della vita religiosa non è una dottrina astratta, è una persona, Gesù Cristo, da far rivivere oggi. Dobbiamo fare nostri, a misura d’uomo, azioni e situazioni dell’Uomo-Dio. Ma Dio ha voluto assegnare ad ogni famiglia religiosa un particolare aspetto della vita di Gesù, l’osservanza di una particolare virtù, in modo che, pur praticandole tutte, si distingua per l’esercizio eminente dell’una o dell’altra, che costituisce così il tratto dominante della fisionomia spirituale. Ora, quando Dio assegna un nome, fissa al tempo stesso una missione, un compito da eseguire, un programma da realizzare. Anche la Chiesa, rappresentante di Dio, assegnandoci il titolo di Oblati, tanto caro ai nostri cuori, sembrerebbe delimitarci come primo obiettivo quello di onorare, riprodurre, rivivere l’oblazione di Cristo, soprattutto di praticare le virtù presenti nell’oblazione del Cristo: il suo amore ardente per Dio e le anime, lo zelo, l’abnegazione, l’obbedienza, l’umiltà.
Cristo è il grande Oblato. La Lettera agli Ebrei ci dice che il primo atto di Gesù entrando nel mondo è stato un atto di obbedienza. E que­sta offerta iniziale è continuata ininterrottamente per 33 anni fino alla solenne oblazione della Croce. L’oblazione di ogni attimo si è infatti consumata sul Calvario, perché qui Dio ha accettato per sempre il sacrificio del Figlio.
Cristo è Oblato di Maria, e l’affermazione ha un fondamento teologico. Nell’Incarnazione, Egli si offre in Maria. Non contenta di essere l’altare di questa prima oblazione, come dice M. Olier, Maria vi si associa attivamente e liberamente offrendo ciò che Dio le ha dato per la salvezza del mondo. Alla Presentazione al Tempio, è attraverso le mani di Maria, che Gesù si offre a Dio Padre. Dio riceve così Gesù da Maria: sarà così per tutta la vita, sarà così nella morte. Maria è perennemente associata all’offerta di Gesù e a un grado e in un modo esclusivi: Gesù è il tesoro che offre a Dio per la salvezza degli uomini. Chi oserebbe sostenere che si tratta di una pia esagerazione chiamare Gesù Oblato di Maria? (Pour une spiritualité oblate. Compte rendu des réponses à l’enquête sur la spiritualité oblate, « Études Oblates » 10 [1951], p. 99-100)

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