martedì 13 settembre 2016

Iuvenescit Ecclesia / 3


Oggi ho tenuto ancora una lezione sulla Lettera Iuvenescit Ecclesia. Questa volta l’ho affiancata con la lettura di un articolo di Chiara Lubich apparso su “Nuova Umanità”, intitolato Lo Spirito Santo e i carismi, pubblicato nel 1984. L’ho riletto e l’ho trovato d’una consonanza straordinaria, avvertendo anche qualche dissonanza.
Chiara ad esempio basa il suo intervento su due testi di Paolo che, stranamente, Iuvenescit Ecclesia non cita: Ef 2, 20 e 1 Cor 13, 28. (Per la verità Ef 2, 20 è riportato in Iuvenescit Ecclesia, ma non nella sezione teologica. La presenza nella Chiesa di apostoli e profeti è riconosciuta come un fatto storico, senza per questo assurgere a elemento dottrinale. La mancanza di 1 Cor 13, 28 è forse dovuta a controverse interpretazioni esegetiche) 
Il primo testo paolino afferma che la Chiesa è edificata «sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti»; il secondo che «Alcuni [uomini] sono posti da Dio nella Chiesa al primo grado come apostoli, al secondo come profeti ...». 
La mancanza dei due testi paolini - pur giustificata da una diversa interpetrazione - fa sì che la Lettera ignori quasi completamente la dimensione profetica dei carismi, almeno nella terminologia. La parola profezia appare soltanto nell’enumerazione paolina dei carismi, che conosce appunto il “carisma di profezia”. Manca il sostantivo profeta e l’aggettivo profetico, a parte un riferimento a Lumen gentium, n. 12 riguardante la partecipazione del Popolo di Dio all’ufficio profetico di Cristo. Pur parlando dei carismi come capaci di lettura dei segni dei tempi e di proposta operativa, l'assenza della terminologia profetica non passa inosservata, soprattutto se si osserva che papa Francesco fa proprio della profezia lo specifico della vita consacrata, e quindi dei carismi.

Ecco dunque la lettura del testo di Chiara. Esso mi pare un profetico, sia perché punta sulla dimensione profetica dei carismi, sia perché propone il tema del rapporto tra doni gerarchi e carismatici molto prima di Iuvenescit Ecclesia.

Si crede, alle volte, e si è creduto spesso attraverso i secoli, che vi sia contrapposizione fra una Chiesa gerarchica, governata dal Papa e dai Vescovi, e una Chiesa carismatica animata da doni particolari dello Spirito Santo.
In realtà, non è così. La Chiesa vista nella sua gerarchia e quella ammirata per determinati carismi sono aspetti complementari dell'unica Chiesa.
Cristo ha fondato, infatti, la sua Chiesa sugli Apostoli e sui Profeti (cf. Ef. 2, 20) e una Chiesa solamente gerarchica non è quella che Egli ha pensato, così come non lo è la cosiddetta carismatica. Gerarchia e carismi, piuttosto, sono opera dello stesso Spirito, dell'unico Spirito: lo Spirito Santo, posti a vivificare l'unica Chiesa.
Enumerando i vari carismi, Paolo inizia così: «Alcuni [uomini] sono posti da Dio nella Chiesa al primo grado come apostoli, al secondo come profeti ...» (1 Cor. 13, 28); che sarebbe come dire, per i secoli seguenti: Alcuni sono posti da Dio al primo grado come i Papi e i Vescovi, al secondo come talune persone carismatiche.
Con un paragone molto approssimativo possiamo dire che concepire la Chiesa senza il carisma degli Apostoli sarebbe come concepire un albero quasi esclusivamente con sole foglie, fiori e frutti, senza tronco e rami. Concepire la Chiesa con i soli Apostoli sarebbe come pensare un albero quasi esclusivamente con tronco e rami.
Sia la gerarchia che i profeti servono la Chiesa, ma, pur manifestando in modo diverso questo loro servizio, sono suscitati ambedue dallo Spirito Santo e dotati di carismi per edificarla.
I carismi della gerarchia, che lo Spirito Santo dona con metodicità attraverso la successione apostolica, servono più per guidare, istruire, santificare la Chiesa. Quelli dei profeti, che lo Spirito Santo, il quale soffia dove vuole, elargisce, quando gli sembra utile, con divina amorosa fantasia, servono più per rinnovarla, abbellirla, fortificarla come Sposa di Cristo. La Chiesa, infatti, splende maggiormente come Sposa di Cristo per questi carismi dei profeti.
Come Gesù, per l'opera dello Spirito Santo, è il Verbo di Dio fatto carne, così la Chiesa, per l'opera dello Spirito Santo in questi suoi straordinari doni, si mostra più evidentemente un Vangelo incarnato.
Lo Spirito, mentre la arricchisce con carismi «minori» (con doni di guarigione, dell'assistenza, delle lingue...), fa fiorire in tutti i tempi, come anche oggi, movimenti spirituali, ordini, congregazioni, famiglie religiose di tipo vario per mezzo di suoi strumenti. E ogni famiglia o ordine, ogni movimento o congregazione, se ben si osserva, non sono, per così dire, che l'«incarnazione», per mezzo dello Spirito, di una parola di Gesù, d'un suo atteggiamento, d'un fatto della sua vita, d'un suo particolare dolore... [Segue l’esemplificazione storica]
Insomma, la Chiesa, per tutti questi preziosi carismi, si mostra come un maestoso Cristo dispiegato nei secoli.
E, per i numerosi membri delle varie famiglie religiose, diffusi spesso sui cinque Continenti, appare un Cristo dispiegato nello spazio.
Come il seno della Vergine all'Annunciazione concepisce il Verbo di Dio per opera dello Spirito Santo, così per opera dello Spirito Santo s'incarna spiritualmente nell'anima dei fondatori delle varie famiglie religiose una parola di Cristo, una sua espressione. E i fondatori sono, di tempo in tempo, un messaggio di Dio detto al mondo, in genere a rimedio dei mali che lo affliggono, per i bisogni che lo attanagliano.

Anche il nostro tempo ha i suoi movimenti e le sue famiglie religiose. Sono anch'essi una parola di Dio offerta all'epoca moderna. […]
Ed ecco allora movimenti ecclesiali, in perfetta e cordiale unità con la gerarchia posta da Cristo come primo pilastro della Chiesa, che convogliano, nelle loro spiritualità moderne e forti, persone d'ambo i sessi, di tutte le età, di ogni vocazione: vergini e coniugati, preti e laici, religiosi e religiose ...
Ecco brillare nuovamente e più pienamente la fondamentale vocazione, la supervocazione del cristiano: l'amore, quell'amore reciproco che genera comunione, che ha per effetto l'unità, che costruisce la comunità; quell'amore vicendevole in cui tutti gli uomini, creati ad immagine di Dio Uno e Trino, ritrovano se stessi, e le famiglie religiose la radice della loro particolare vocazione con la possibilità di rinnovamento e nuovo rilancio. […]
Così tutti, grazie allo Spirito Santo ed ai suoi nuovi carismi, qualsiasi posto occupino nella Chiesa e nel mondo, formano una sola cosa, abitano un'unica casa, vivono in una sola famiglia: in quella realtà che è la Chiesa, la quale deve e può rispondere alle esigenze struggenti e impellenti del mondo contemporaneo, anzitutto col suo essere Corpo di Cristo. […]


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