mercoledì 14 settembre 2016

L’affidamento di Maria ad apa Pafnunzio



Quando, al termine della santa Sinassi, Apa Pafnunzio tornava nella sua cella, era sempre avvolto da grande gioia. Cosa aveva fatto, si domandava, lui peccatore, per meritare una comunità di fratelli così santi? Soprattutto, cosa aveva fatto per meritare che il Signore stesso lo considerasse suo amico, al punto da condividere con lui Parola e Pane?
Quel giorno apa Agatone aveva letto di Maria che, ai piedi della croce, s’era sentita rivolgere dal Cristo Crocifisso quelle parole misteriose: “Donna ecco tuo figlio”. L’igumeno aveva spiegato che Gesù affidava l’apostolo Giovanni a sua madre. L’aveva detto anche a lui: “Ecco tuo madre”. Era dunque conveniente, concludeva apa Agatone, che ognuno di noi si affidasse a Maria, con piena fiducia, consegnandosi a lei interamente.
Sempre grato a ciò che gli veniva proposto, apa Pafnunzio aveva aderito con slancio all’invito e s’era offerto, come tante volte aveva già fatto. Avvertì il manto di Maria che lo avvolgeva.

Ora che era tornato nel silenzio della cella e aveva ripreso a contemplare la Theotokos scritta sulla tavola di legno, lasciò che dal cuore affiorasse nuovamente la parola del Cristo: “Donna, ecco tuo figlio”. Affidava il figlio alla madre, o piuttosto affidava la madre al figlio? Non vi era in quelle parole l’ultimo atto d’amore verso colei che le aveva dato la vita, così da non lasciarla sola, ora che egli stava per tornare al Padre? Chi si sarebbe preso cura di lei, vedova e senza più il sostegno dell’unico figlio? La affidava al discepolo prediletto, quello che gli era più vicino, che più gli somigliava. L’affidava a lui perché le fosse accanto e l’assistesse nella vecchiaia.

Si sentiva prediletto, apa Pafnunzio, proprio perché peccatore. Era davvero il discepolo prediletto. Dunque erano rivolte a lui le parole indirizzate a Giovanni: “Ecco tua madre”. Gesù affidava Maria a lui, ad apa Pafnunzio! Era questo il vero atto di affidamento. Egli avrebbe dovuto prenderla con sé, proteggerla, amarla.
Come, adesso che era salita al cielo?
Apa Pafnunzio ripensò alla santa Sinassi da poco celebrata, rivide ad uno ad uno i volti dei sei fratelli della laura: quella piccola comunità monastica gli parve Maria. Gesù gliel’aveva affidata. Gli sembrò di stendere il proprio mantello e di avvolgerla in un abbraccio di compassione e d’amore.


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