sabato 24 settembre 2016

Nessuno mi sia indifferente


Non è cattivo il ricco di cui parla Gesù nella parabola. Non fa niente di male. Conduce una vita tranquilla, pacifica, godendosi le ricchezze accumulate: veste bene, organizza banchetti... Non compie angherie contro il povero, non gli fa del male. Infatti gli è del tutto indifferente, lo ignora completamente. Per lui è come se non esistesse. La ricchezza l’ha accecato e lo rende incapace di accorgersi della miseria e della solitudine in cui vive Lazzaro. Il quieto benessere l’ha ridotto peggio di una bestia. Almeno i cani si accorgono del povero e gli leccano le piaghe.

Il ricco è fortunato, stimato, onorato nel suo ambiente: è qualcuno.
Il povero è socialmente qualificato, non conta niente: è nessuno.
Agli occhi di Gesù è tutto il contrario. Ha un diverso modo di valutare persone e situazioni.
Per lui il ricco non vale niente, non gli dà nemmeno un nome nel suo racconto: una nullità. Si credeva ed era ritenuto chissà chi e si ritrova all’inferno.

Il povero invece Gesù lo chiama per nome, Lazzaro, un nome che rimarrà nei secoli a ricordare il suo amore di predilezione per i piccoli, i poveri, gli ammalati, gli scartati. E soprattutto gli dà il paradiso.
Questi è consolato, quello è tormentato. La situazione si è rovesciata.
Gesù sovverte i comuni modi di considerare. Proclama beati i poveri e lancia guai ai ricchi. Rivaluta chi è squalificato e svaluta chi è stimato, innalza gli umili e rovescia i potenti, ricolma di beni gli affamati e manda i ricchi a mani vuote.

Com’è facile anche per noi tenere in considerazione le persone ragguardevoli, omaggiare i grandi, essere ossequienti verso chi è influente. Com’è facile scartare i poveri, evitare gli ignoranti, rimanere indifferenti davanti a chi soffre, ignorare chi ha bisognoso di aiuto e non sa neppure chiedere per timore, incapace di far valere i propri diritti.
Dobbiamo proprio capovolgere il nostro modo di pensare e di agire, imparare a conoscere, a essere vicino, e chiamare per nome, con affetto, i lazzari che incontriamo. Che nessuno mai ci sia indifferente.


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