lunedì 5 settembre 2016

Padre Joseph Pielorz, appassionato studioso di sant'Eugenio




Con padre Joseph Pielorz, morto il 1° settembre 2016, scompare uno degli ultimi grandi storici di sant’Eugenio e degli Oblati. Persone così, come Beaudoin, Cianciulli, Gilbert, Lamirande, Courvoisier, non ce ne sono più. Sta terminando una generazione di grandi Oblati che hanno studiato con passione e competenza scientifica la storia delle origini e la spiritualità oblata.
«Ho studiato la vita del Fondatore per 10 anni, in seguito per altri 7 anni come vicepostulatore della causa di beatificazione – mi scriveva il 30 gennaio 2014 –. Ho avuto l’occasione di leggere tutti gli scritti del Fondatore e le lettere indirizzate a lui… Il 13 giugno 1953 ho scoperto a Aix 80 lettere del Fondatore, datate dal 1799 al 1808. Malgrado la mia insistenza non sono state pubblicate tutte e integralmente». La lunga lettera continuava con l’esposizione degli anni della conversione perché, a suo dire, io non ho mai capito niente di sant’Eugenio. Non me ne ha mai risparmiata una! E con ragione. Per fortuna è morto prima della pubblicazione, ormai imminente, del mio libro sugli anni giovanili di sant’Eugenio: chissà quanto ne avrebbe sofferto. Ma l’ultima lettera che mi ha indirizzato, un anno fa, è tutta dolce e piena di ringraziamenti, anche per «l’eccellente rivista Oblatio di cui sei direttore sperimentato».
Padre Pielorz aveva 95, 70 anni di vita religiosa e 66 anni di sacerdozio. Era nato il 22 gennaio 1921, terzo di otto figli. Atleta, avrebbe voluto partecipare ai Giochi olimpici di Tokyo nel 1940. Dopo la laurea, nel 1939, entrò invece nel noviziato degli Oblati di Markowic, dove incontrò, tra gli altri, il futuro beato martire oblato Joseph Cebula, di cui diventerà il biografo. A causa dell’invasione nazista, fuggì con gli altri aspiranti novizi verso Varsavia. Si trovarono tuttavia proprio sulla linea del fronte tra l’esercito polacco e quella tedesco e dovettero tornare a Markowic. Il 4 maggio 1940 la Gestapo deportò i novizi in Germania e il 2 agosto p. Pielorz finì prigioniero nel campo di Mauthausen-Gusen. Il lavoro nelle cave era difficile, a volte superiore alle sue forze. Sopravvisse per miracolo. Fu poi trasferito a Dachau. Dopo la liberazione fu mandato alla Casa Generalizia di Roma, dove poté terminare il noviziato e fare l’oblazione perpetua il 25 gennaio 1949. L’anno seguente fu ordinato sacerdote, continuando a studiare storia all'Università Gregoriana di Roma. Direttore della biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, ha svolto il suo ministero tra le comunità di immigrati polacchi in Canada, a Roma, in Belgio.
Continueremo a ricordarlo soprattutto per la sua passione della ricerca scientifica e le sue pubblicazioni, continuate fino a questi ultimi anni, alcune delle quali hanno segnato delle pietre miliari per la conoscenza di sant’Eugenio e degli inizi della Congregazione. Tra il 1954 e il 2016 ha pubblicato 900 articoli. Particolarmente noti i libri La vita spirituale di Eugenio (Roma 1955), Mons. Eugenio de Mazenod e i polacchi: studio storico (Roma 1970), Storia della Provincia Polacca dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, in occasione del 50 ° anniversario: 1920-1970 (Roma 1970), Gli Oblati polacchi nel mondo: saggio storico (Roma 1971), Beato Giuseppe Cebula, martire della fede (1902-1941) (Roma 1999), Martirologio degli Oblati polacchi, 1939-1945 (Poznan 2005), Gli Oblati polacchi nell'Europa occidentale, 1905-2010: storia della pastorale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata in Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Regno Unito (Poznan 2012).
«Chiunque vuole conoscere la spiritualità e il carisma di una congregazione religiosa – ha lasciato scritto – deve innanzitutto studiarli nella vita e negli scritti del suo fondatore. Eugenio de Mazenod, fondatore degli Oblati, conferma questa verità. Infatti, nella sua lettera circolare del 2 febbraio 1857, scrive: “[La Congregazione degli Oblati] in certo modo è sgorgata dal mio cuore”. Si può dunque dire che la vita spirituale e il carisma del fondatore costituiscono la fonte principale e la più importante della vita spirituale di una congregazione religiosa». Grazie padre Pielorz per aver dedicato tutta la vita a questa ricerca.


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