lunedì 26 settembre 2016

Paolo VI è vivo



Nella festa del beato Paolo VI ho pregato con il suo “Pensiero alla morte”, il suo congedo da questo mondo, un testo della stessa levatura modale del suo autore.
Mi ha colpito soprattutto l’ultimo saluto alla Chiesa, ad ognuno dei suoi membri e mi sono sentito compreso, abbracciato dal suo amore grande.
Non posso non ricordare con gratitudine il servizio da lettore prima e poi da diacono in san Pietro e nella Cappella Sistina e infine la concelebrazione sul lago di Albano, quando ci disse che l’hanno successivo non sarebbe stato più tra noi.
Gli chiedo il suo stesso amore tenace e discreto per la Chiesa:

… la Chiesa. Potrei dire che sempre l'ho amata; (…) e che per essa, non per altro, mi pare d'aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse; e che io avessi la forza di dirglielo, come una confidenza del cuore, che solo all'estremo momento della vita si ha il coraggio di fare.
Vorrei finalmente comprenderla tutta nella sua storia, nel suo disegno divino, nel suo destino finale, nella sua complessa, totale e unitaria composizione, nella sua umana e imperfetta consistenza, nelle sue sciagure e nelle sue sofferenze, nelle debolezze e nelle miserie di tanti suoi figli, nei suoi aspetti meno simpatici, e nel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità. Corpo mistico di Cristo.
Vorrei abbracciarla, salutarla, amarla, in ogni essere che la compone, in ogni Vescovo e sacerdote che l'assiste e la guida, in ogni anima che la vive e la illustra; benedirla. Anche perché non la lascio, non esco da lei, ma più e meglio, con essa mi unisco e mi confondo: la morte è un progresso nella comunione dei Santi. (…)
Uomini, comprendetemi; tutti vi amo nell'effusione dello Spirito Santo, ch'io, ministro, dovevo a voi partecipare. Così vi guardo, così vi saluto, così vi benedico. Tutti. E voi, a me più vicini, più cordialmente. La pace sia con voi. (…)
Amen. Il Signore viene. Amen.


Nessun commento:

Posta un commento