giovedì 13 ottobre 2016

Giovanna Calmo: il senso della morte e della vita


Il 14 settembre, la mattina nella quale iniziava il Capitolo generale, motiva d’infarto Kennedy Katongo.
L’11 ottobre, durante la messa di chiusura del Capitolo generale, moriva d’infarto Giovanna Calma, COMI di Catania.
Due sigilli di valore per un grande evento.

Coscienti oppure no, il senso della vita è proprio la morte. “Senso” nel significato di direzione. Fin dalla nascita siamo incamminati verso quella meta. Spesso facciamo di tutto per non ricordare dove siamo diretti, per esorcizzare la morte, procedendo senza una meta. Ma non si intraprende un viaggio senza una meta, sarebbe un girovagare insulso. Il “senso”, la direzione della vita – la morte – è ciò che le dà “significato”. Non è un assurdo affermare che si vive per morire. Lo sarebbe se la morte fosse la fine cieca della vita, l’accesso al nulla. Essa è piuttosto una porta che si spalanca sul cielo, il luogo a cui siamo chiamati dalla nascita.
“Per tutti la morte ha uno sguardo”, scriveva Cesare Pavese in una celebre poesia, “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”. Per lui erano quelli dell’amata Constance Dowling. Al Petrarca, come scrive nei Trionfi, la morte non faceva paura perché essa aveva toccato Laura.
I veri occhi della morte sono quelli del Signore ed essa non fa paura perché prima ha toccato lui stesso, che è morto per raggiungerci nel momento della morte. Se egli è morto, posso morire anch’io. Se egli ha fatto propria la morte, essa non mi fa più paura: è soltanto l’incontro con lui che viene a prendermi per unirmi a sé per sempre. Gesù è salito al cielo per prepararci un posto e lì ci aspetta.
Perché parliamo così poco della morte, dell’incontro con Gesù, del cielo, del paradiso? Soltanto in questo vi è la risposta appagante del desiderio, capace di inverare, nella radice più profonda, ogni altro desiderio. In ogni persona è presente l’anelito all’incontro con Dio, ma come un fuoco sotto la cenere: va rinfocolato. Ogni morte, attorno a noi, dovrebbe smuovere le braci e riattizzare il fuoco, il desiderio del cielo.
Qua siamo accampati, come profughi sotto le tende che non vedono l’ora di tornare a casa, quella vera, il Paradiso, dove non ci sarà più né lutto né pianto, come ci dicono le Sacre Scritture.
La morte è una porta che si spalanca sulla realtà vera e immette al cospetto di Dio. Anche chi ha dubitato o chi non ha mai creduto, finalmente potrà incontrarlo. Non più la zavorra del dubbio, dell’incredulità, ma neppure degli attaccamenti che mortificano lo slancio verso l’abbraccio. Saremo davanti a lui, Dio “ricco di misericordia e grande nell’amore”. Dopo tanta lontananza potremo riabbracciarci.


3 commenti:

  1. Grazie, Fabio, io sono nella retta finale e voglio fare lo sprint in questa luce. Joaquín OMI

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  2. Sarà che allora gli dev'essere proprio "scoppiato il cuore di gioia" nel rivedersi e trovarsi insieme, Kennedy e Giovanna, nell'abbraccio eterno del Padre.
    Grazie, padre Fabio, Chiara da Maratea.

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  3. Grazie Fabio. Letto in qualche classe, soprattutto nelle quarte e nelle quinte. Guglielmo

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