martedì 25 ottobre 2016

La sinodalità inaugura l’anno accademico al Claretianum

  
 L’inaugurazione dell’anno accademico del Claretianum è sempre un momento di festa, ritrovarsi insieme, valutare l’anno passato, proiettarsi verso nuovi traguardi, ascoltare buona musica (quest’anno la canzone napoletana)! E poi il saluto sempre caloroso del Rettore dell’Università e, non ultimo, la prolusione, questa volta affidata al cardinale João  Braz  De  Aviz. Mi è piaciuto soprattutto quanto ha detto sulla sinodalità della Chiesa, e sui molti risvolti che ha anche per il nostro mondo accademico e della vita consacrata. Solo due parole dal suo discorso:


“Sinodo è il nome della Chiesa”, una formula che riprende un detto di Giovanni Crisostomo, richiamato da Papa Francesco nel suo discorso del 17 ottobre 2015, nel cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi: “Chiesa e sinodo sono sinonimi” perché la Chiesa non è altro che “il camminare insieme” del Popolo di Dio sui sentieri della storia incontro a Gesù risorto che viene.

La parola “sinodo” esprime il cammino (hodós) insieme (sýn) del Popolo di Dio in una stessa direzione, nella sequela di Gesù, sotto la guida dello Spirito Santo, per testimoniare e annunciare il Vangelo. E benché il termine e il concetto non si ritrovino nel Vaticano II, si può dire che l’istanza della sinodalità è al cuore dell’opera di rinnovamento promossa dall’ultimo Concilio.

Il “camminare insieme” (sinodalità) è più ampio e articolato di quello della “collegialità”. Quest’ultimo (la collegialità) infatti, si riferisce a un esercizio di governo nella Chiesa (il collegio  episcopale in comunione con il Papa, il vescovo di Roma). La sinodalità, invece è il camminare insieme dell’intero Popolo di Dio che in sé comprende e attiva l’esercizio articolato dei diversi carismi e ministeri, esercitati secondo lo spirito e il metodo della comunione e del reciproco servizio alla missione.
La preferenza della Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, del Concilio, per la categoria Popolo di Dio (cf. n.12) esplicita l’uguale dignità dei membri della Chiesa in virtù del battesimo: tutti figli e figlie di Dio e, per questo, in Gesù, fratelli e sorelle.
Tra le altre conseguenze rilevanti viene in evidenza l’essenziale natura di “communio” che caratterizza l’evento ecclesiale, e manifesta la corresponsabilità di tutti i cristiani, membri del Popolo di Dio.


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