giovedì 13 aprile 2017

Il Crocifisso nei crocifissi della storia


La domenica delle palme p. Louis Lougen ha invitato a trovare un tempo, durante questa settimana santa, per ritirarsi ogni giorno nella propria stanza, prendere in mano il crocifisso e contemplarlo...
Chissà cosa ha detto a ognuno di noi il Crocifisso.
Io ho visto il suo volto trasfigurarsi e nel suo ho riconosciuto il volto dei cristiani copti di Egitto uccisi proprio la domenica delle palme, i volti delle persone uccise nella strage di Stoccolma, delle vittime di violenze senza fine in Congo, di quelle travolte dalle inondazioni a Mocoa in Colombia, di quelle massacrate dall’Isis e dai bombardamenti di russi e americani in Siria, dei profughi che si riversano in Europa, i volti senza volto dei profughi annegati nel Mediterraneo, i volti degli anziani soli che ho visitato nella casa di riposo il lunedì santo, di quanti soffrono per calamità naturali e guerre, dei giovani sbandati, senza ideali e senza lavoro, delle famiglie in difficoltà economiche o con persone malate a carico; ma anche il volto degli aguzzini, dei violenti, di Igor, l’assassino ricercato in nord Italia da centinaia di poliziotti.

Ed ecco il Venerdì santo, quando la Chiesa invita l’intera comunità cristiana ad adorare insieme la croce. Non è l’adorazione del Crocifisso, già deposto e consegnato al sepolcro, ma della croce. La croce che Gesù ha preso su di sé quale strumento di salvezza. Caricandola sulle sue spalle si è caricato di tutte le croci dell’umanità.
Si è caricato della croce di tanti ragazzi oggetto di bullismo o pestati spesso a morte dai coetanei per morivi futili, la croce delle donne insidiate da molestie ossessive e uccise da quanti dicono di amarle.
Gesù è stato tradito, prendendo su di sé la croce di tutti i tradimenti, a cominciare dal mio, perché l’ho tradito tante volte, e il tradimento e l’infedeltà di amici, coniugi, soci in imprese.
Ha subito un processo ingiusto, facendo suoi tutti i processi ingiusti, che condannano gli innocenti, i poveri, quanti non hanno la possibilità di difendersi.
È stato condannato per blasfemia, come tanti cristiani di oggi in Pakistan, in Indonesia, che per blasfemia sono incarcerati, arsi vivi, lapidati.
È stato deriso, condividendo la croce di quanti sono deboli, inermi, e per questo oggetto di derisione.
È stato percosso, seviziato, torturato… facendo suo il dolore di quanti anche oggi continuano ad essere percossi, seviziati, torturati…
Con la sua croce Gesù ha preso su di sé la croce di ognuno di noi.

Gesù continua a caricarsi della croce ogni giorno.
Egli scende a prendere la sua croce in quella strada dove un pirata travolge una donna e anche lui, con lei, è scaraventato a terra e lasciato solo; scende nella rissa davanti alla discoteca e anche lui è accoltellato; nella città di Mosul e su di lui cadono le bombe; nel Sud Sudan e si è ammalato fino a morire di fame…
Gesù ha vissuto e vive il dramma di ogni persona umana che soffre, che è nel peccato. Tutto continua a prende su di sé. Si è fatto Cireneo di ognuno di noi.
Anche a noi chiede di fare come lui: “Chi vuol seguirmi, prenda ogni giorno la sua croce”. Qual è la mia croce? Quella di tutti i crocifissi della storia. Anche noi Cirenei, siamo chiamati a prendere su di noi la croce degli sconosciuti che ci capita di incontrare, riconoscendo in essi la presenza del Dio fattosi vicino, identificatosi con ognuno di loro.

Raccogliendo le croci forse anche su di noi cadrà il buio.
“Si fece buio su tutta la terra”.
Quanto buio c’è ancora su tutta la terra.
Immersi in questa tenebra, ci sentiremo impotenti, fragili, deboli.
Come i discepoli di Emmaus, delusi e scoraggiati, rivolgiamo dunque al Signore la preghiera: “Resta con noi, perché si fa sera”. Sarà lui la nostra luce e la croce si farà risurrezione.
Nella notte di Pasqua seguiremo il cero, simbolo della luce di Cristo, e ad esso accenderemo la nostra candelina per essere a nostra volta, luce per quanti incontriamo ogni giorno.


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