martedì 9 maggio 2017

Sant’Amico per amico



Mi immerso nel verde della valletta che divide il colle di san Pietro Avellana dalla montagna di fronte. La strada sterrata obbliga a un lungo percorso. Per secoli la gente è andata per sentieri dal paese al luogo dove l’eremita sant’Amico ha vissuto per anni in preghiera e aiutando i poveri dei dintorni.
Ho letto la sua vita, scritta nel 1100, che racconta una storia comune a tante storie di monaci solitari, che si legano a un monastero e che poi riprendono la vita eremitica, che attirano compagni, praticano penitenze rigorose, compiono miracoli spiccioli per gente semplice, che si accontenta di poco.


Non mancano i fioretti coloriti, come quando un lupo gli uccide l’asino, Amico, senza scomporsi, lo chiama e lo carica di legna come avrebbe fatto con l’asino e lo conduce con sé fino al monastero: “Il lupo – narra la cronaca – abbandonò l’istintiva ferocia come se lui fosse un asinello”.
Gli abitanti di san Pietro Avellana se lo sono presi come patrono e hanno costruito una bella cappella accanto alla chiesa per custodirvi le reliquie. Continuano ad andare in devota processione fino alla sua antica cella, attraversando il valloncello. Hanno con lui un rapporto semplice e profondo, come una volta, lo trattano come un amico, e lui, come un amico, continua a fare i piccoli mitracoli.


Nessun commento:

Posta un commento