mercoledì 24 maggio 2017

Tre frati ribelli


Olindo Crespi mi ha regalato un libro. Cose che capitano! E mi ha regalato proprio un bel libro, di quelli che si lasciano leggere d’un fiato e che invitato ad essere letti ancora, segno che sono un classico (I classici, diceva Italo Calvino, sono quei libri di cui senti dire: “Sto rileggendo”, e non: “Sto leggendo”).
È un libro di Marcel Raymond. Per quanto abbia cercato non ho trovato notizie dell’autore, se non che è un monaco trappista; segno che è davvero un monaco trappista, che fa parlare poco di sé e dà invece voce ai grandi. Trappista nella famosa trappa del Getsemani nel Kantucky, fondata nel 1849. Famosa, almeno per me, soprattutto grazie a Thomas Merton. Si vede che a metà Novecento era un autentico cenacolo di iniziative, cultura, spiritualità.
Raymond ha composto, in più volumi, una saga sulle origini dei cistercensi. Come non ricordare L’uomo che si vendicò di Dio? (Bisognerà che “rilegga” anche quel libro).

Quello che ho appena letto è Tre frati ribelli, sui fondatori di Citeaux. Un libro del 1946. Un’autentica epopea.
Da parte mia non mi sento tanto portato dalla parte di Roberto di Solermes, che ha un’idea di ritorno alla lettera della Regola nella quale non mi ritrovo molto. Sono piuttosto dalla parte dei suoi avversari, o almeno dell’amico Mauro, per il quale lo sviluppo non è deviazione: “Crescita è segno di vita. Ma crescita significa cambiamento…”. Roberto invece no, vuole la “lettera”, che sola può custodire lo “spirito”: è un radicale.
I dialoghi sono un incanto per forma e contenuto. Si sente un autore appassionato di Dio e del Vangelo, un uomo navigato nella vita spirituale. Nello stesso tempo nessun indugio al pietismo, piuttosto una grande robustezza, che dà spessore al libro.
Una trama che appassiona, un pensiero che fa pensare…
Un libro che non basta leggere. Bisogna rileggerlo, come ogni buon classico.

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