mercoledì 19 luglio 2017

Bari: lascia fare a Dio


Appena scendo al treno mi trovo in una città moderna, cosmopolita, con viali perfettamente squadrati, negozi di lusso, piazze, palme, aiuole… non avrei mai immaginato che Bari fosse una tale metropoli.
Oltrepasso Corso Vittorio Emanuele II, che taglia la città da est a ovest, e immediatamente mi trovo in un’altra città, totalmente diversa: un groviglio di strade, persone sedute sulla soglia di casa, biancheria stesa alle finestre, bambini che giocano, tende di finto pizzo che sventolano davanti alle porte. L’unica cosa che accomuna le due città la lingua, per me completamente incomprensibile.



Trovo la strada dove le donne preparano le orecchiette, su tavoli disposti lungo la via, le corti con le persone a crocchio. Mi stupisce la targa con il nome di una zona: “Corte lascia fare a Dio”. Leggo a voce alta la scritta a due donne sedute nel vicolo sull’uscio di casa e domando se è proprio vero che quella corte si chiama così. Ne sono orgogliose, hanno sempre sotto gli occhi un programma di vita.  



La città vecchia custodisce importanti monumenti, dal castello normanno svevo alla cattedrale del 1100, in stile romanico pugliese, d’una purezza incomparabile.



Naturalmente il cuore della città è la basilica di san Nicola, anch’essa in sobrio elegante stile romanico pugliese. Era il 1087 quando tre navi cariche di grano salparono da Bari alla volta di Antiochia. Sulla via del ritorno, nella sosta a Myra, trafugarono le reliquie di san Nicola. La città di Bari, decaduto con l’arrivo dei Normanni nel 1071, riacquistò lustro. Anche oggi, nella cripta dove si conserva l’urna, trovo parecchi pellegrino russi, tra i più assidui frequentatori della basilica.



Corte lascia fare a Dio
Fede, arte, affari, tutto si intreccia in questa caotica città antica. Merita davvero d’essere la capitale del Sud.
… lascia fare a Dio!


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