domenica 2 luglio 2017

Cefalù, il Cristo che non c’è


29 giugno. Mistretta (attenzione alla correzione automatica del computer che può cambiare in ristretta!), sui monti Nebrodi, a 1000 metri di altezza. 4800 abitanti, 25 chiese, 12 organi, 48 palazzi, il castello, il municipio, il parco comunale, un liceo classico e uno scientifico, una televisione locale “Telemistretta”, una scuola di musica, una banda, un coro polifonico… Un gioiello d’arte. Ma di questo ne parliamo più avanti.


Sono già stato su questi monti, ma proveniente da Messina. Per la prima volta sono giunto da Palermo, godendomi una fetta della costa siciliana di una bellezza unica. La strada si snoda tra i monti Peloritani, rocciosi, austeri, irregolari, e la distesa pacata d’un mare di cobalto. Ed ecco Bagheria, che avevo conosciuto soltanto dai libri di Dacia Maraini. Poi i monti delle Madonie con sul mare la perla di Cefalù. Come resistere al richiamo del duomo normanno e del Cristo Pantocratore? La città è raccolta sotto uno sperone di roccia che cola a picco sul mare. La stretta strada che l’attraversa, tutta e sola per i pedoni, è una lunga passeggiata tra antichi palazzi, case di sasso che si arrampicano lungo le scalinate che salgono alla montagna, negozi e bottegucce che rigurgitano di prodotti tipici del luogo.



Fin quando si spalanca sulla piazza del duomo che appare d’improvviso, imponente, capolavoro d’arte normanna. Sembra ritagliato nel sasso che lo sovrasta, a cui volge le spalle per guardare verso il mare.
So che nella sua abside raccoglie il più famoso ritratto di Cristo benedicente, austero e sereno a un tempo. È simile a quello di Monreale, ma so che a differenza di quello, incastonato tra pareti interamente ricoperte di mosaici, questo si taglia solitario e maestoso nella nudità della basilica.
Entro pronto a lasciarmi abbacinare da una figura ieratica e paterna.
Delusione. Il presbiterio è completamente oscurato dai ponteggi e i teli che proteggono i restauri. È un invito a tornare ancora Cefalù. Per fortuna lo ritrovo nelle tante edicole della città...


Ripenso a sant’Eugenio nel suo viaggio di ritorno in Francia. Da Palermo la nave fece scalo proprio a Cefalù per completare il carico. Gli apparve una cittadina priva di significato, come scrisse al padre. Doveva proprio avere gli occhi offuscati dal pianto, per non vedere neppure la splendida cattedrale normanna. L’unica cosa che gli sembrò degna di nota fu essere stato invitato alla tavola del commissario di giustizia, amico di famiglia, dove gli vennero servite ben sei portate.
Io invece, per consolarmi della delusione, mi contento di una cassata in piazza del duomo, accanto a un carrettino siciliano…

A Mistretta mi scopro un altro Cristo Pantocrantore, questa volta un affresco del 1400, in un’abside piccola piccola, nella minuscola chiesa di bizantina di san Pietro, che ha l’onore di ospitare l’adorazione permanente, da 14 anni. Un Cristo che non può competere, ameno come notorietà, con quello di Cefalù, ma che più di quello è oggetto di preghiera continuata.


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