giovedì 21 settembre 2017

Il bacio e la ferita



Un’altra serata sulla Parola di Dio, questa volta nella nostra parrocchia di Roma. Sempre in preparazione della giornata della Parola di Dio proclamata da Papa Francesco per domenica prossima.

Il Cantico dei Cantici è il libro che più ha offerto le parole e le immagini per esprimere il rapporto d’amore con la Parola di Dio. Nei vari commenti a questo testo sacro troviamo spesso l’identificazione tra lo Sposo e la Parola.
Si leggono le Scritture, scrive Origene, ed ecco «lo Sposo arriva». Anche Ambrogio quando legge le Scritture avverte il profumo della sua presenza e dice: «Ecco chi io cerco, ecco colui che desidero». Girolamo spiegava alla vergine Eustochio: «Preghi? Parli con lo Sposo. Leggi? È lui che ti parla». «Se sento il mio spirito aprirsi all’intelligenza delle Scritture – scrive Bernardo di Chiaravalle – o parole di sapienza escono in abbondanza dal fondo del mio cuore, se la luce che mi è infusa dall’alto mi rivela i misteri... allora non dubito più dell’arrivo dello Sposo».

C’è un passo del Cantico che quasi riassume questa esperienza di intimità conoscitiva e vitale con la Parola di Dio. È l’inizio stesso del libro, quando la sposa dice: «Mi baci con i baci della sua bocca!». Le parole che escono dalla bocca di Gesù sono come un bacio. Da bocca a bocca passa la Parola e il cuore s’infiamma di fuoco: è l’amore.
Dio mi bacia ogni giorno, rivolgendomi la sua Parola. Io posso lasciarmi baciare e baciarlo a mia volta, ogni giorno, accogliendo e vivendo la sua Parola.


La Parola della Scrittura ha tuttavia anche un “amaro” risvolto. Dopo averne gustato il sapore nella bocca, una volta che il rotolo dell’Apocalisse scende nello stomaco provoca crampi terribili. Il Veggente si contorce dal dolore: «in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza» (Ap, 10, 19).
Sì, la Parola di Dio è come una spada tagliente, a doppia lama, direbbe l’autore della Lettera agli Ebrei, che «penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (4, 12). Nessuno esce indenne dalla frequentazione della Bibbia. Essa ferisce l’intimo, turba, obbliga a confrontarsi con le realtà più vere, a rivedere il proprio modo di agire.
Un Dio che si insinua nell’umanità non può non dilatarne il cuore e la mente, fino alla beatitudine che è insieme lacerazione di schemi angusti e di egoismi nascosti. Ne provoca la “conversione”, una sterzata, un cambiamento di itinerario, secondo l’iniziale appello di Gesù: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1, 15).


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