domenica 1 ottobre 2017

Tu mi hai preso per mano


“Tu mi hai preso per mano”. Si era svegliato presto e quelle parole erano già fiorite sulle labbra. Gli parvero la cifra della sua vita. Era un salmo che lo aveva sempre incantato. “Anch’io mi ribello spesso – si disse apa Pafnunzio –, mi chiedo il perché d’un cammino che ha volte si fa così duro, vorrei scappare, fare come tutti. Poi rientro in me, ascolto quella voce, mi faccio attento alla tua Parola, mi trovo in comunione con i fratelli e riscopro la bellezza di stare accanto a te”.
Era soprattutto nei momenti in cui stava assieme ai fratelli della laura che provava la gioia della chiamata e d’una vita assieme a Dio. Sentiva la gratitudine verso colui che lo aveva scelto e gli era rimasto accanto, sempre fedele, anche quando non ne avvertiva la presenza.
“Io sono sempre con te”, gli rivelava Dio nella parole del salmo. “Sì – gli rispondeva l’apa –, mi tieni sempre per mano, perché non mi perda, anche quando cerco di sfuggirti, anche quando mi sono allontanato da te. Sei sempre con me, anche quando mi ribello, anche quando abbiamo litigato, anche quando ho fatto l’indifferente, anche quando ho cercato di ignorarti.
Ho vissuto una vita con te e tu con me”.
Quanta pazienza aveva avuto il Signore con lui, com’era grande la sua misericordia: “Non ti sei ancora stancato di me”, gli ripeteva. “Continua a guidarmi secondo i tuoi disegni e mi condurrai fino al Padre, dove mi accoglierai nella gloria”.
Quando più viva e forte avvertita la presenza del Signore nei momenti della intensa comunione fraterna con i suoi, apa Panunzio nulla più desiderava sulla terra. Con sempre maggiore gioia, sapeva che il suo bene era stare con Dio.
“Ormai la mia vita viene meno, ma tu sei la roccia salda sulla quale hai costruito la mia casa. Tutto viene meno, non tu, e in te neppure io verrò meno”.
Non gli restava che narrare la gloria di Dio.


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