sabato 11 novembre 2017

Con lui alle nozze


«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo…» (Mt 25,1-13).

“Arrivò lo sposo”. Prima o poi arriva. Quando? Non lo sappiamo, ma sarà sempre all’improvviso, quando meno ce lo aspettiamo. Per alcuni è un incubo. Serpeggia ovunque la paura della morte perché essa non ha nome, è un enigma, ti strappa da tutto ciò che ti è caro, dalla vita stessa, il più prezioso dei beni. Eppure la morte, da quando Gesù è morto, ha il suo volto. Non viene più - perché non c’è più - quello scheletro vestito di nero, con in mano la falce, che così spesso vediamo rappresentato a significare la morte. È Gesù che viene, lo Sposo atteso con impazienza, per l’incontro che ci introdurrà nella casa della festa.

“Le vergini che erano pronte…”. Lo hanno aspettato con la lampada accesa. L’olio è la fede che istruisce e fa vedere la vita e la morte con gli occhi stessi di Gesù.
La vita come attesa di lui, preparazione all’incontro, con cura, azione per azione, seguendo la sua volontà, così che quando arriva tutto sia in ordine, a posto.
La morte come incontro con lui, gioioso, liberatorio. Finalmente saremo strappati dalle vanità da cui non riusciamo a staccarci, finalmente metterà ordine nel disordine delle priorità che ci guidano giorno per giorno.
“Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora fede sulla terra?”, si chiese una volta Gesù. Ha paura che ci dimentichiamo di lui, che perdiamo la pazienza, la speranza, volgendo altrove la nostra attenzione e che altri interessi, meschino, prendano il sopravvento. Lo temo non per sé ma per noi, a cui vuol bene: si preoccupa che non ci perdiamo nella morte eterna.

L’olio che alimenta le lampade è l’amore. Senza amore l’attesa si affievolisce e si spegne. Alla Chiesa di Efeso il Signore rimproverò di aver perduto l’amore dei primi tempi. L’amore è vigilante, premuroso, attento… Questo? Lo faccio per lui. Quest’altro? Lo faccio per lui. Per lui che stai per venire, che è già lì dietro la porta, che mi fa battere il cuore con la sua vicinanza.

“Entrarono con lui alle nozze”. Con lui! Quale dolce compagnia. Entrano alla festa di nozze, la festa più bella a cui si possa partecipare qui in terra, l’immagine più bella della festa senza fine del cielo. Ma la festa vera, la più intima e profonda, è quell’essere “con lui”. È quanto ha promesso al buon ladrone sulla croce: “Oggi sarai con me in paradiso”. “Con me”! È questo il paradiso: stare con lui.
Perché non possiamo viverlo fin da adesso?


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