giovedì 1 marzo 2018

Vita consacrata e carismi



Un centinaio i professori, da tutto il mondo, che partecipano al Seminario su Consecratio et Consecratio per Evangelica Consilia, che si tiene in questi giorni all’Antonianum. Gli Oblati siamo addirittura cinque!
Dovrò dire le solite cose e mi domanderò se la grande varietà di esperienza di forme di vita che oggi, con un neologismo, chiamiamo “vita consacrata”, può essere contenuta in una categoria comune senza correre il rischio di una omologazione che ne mortifica la diversità.
La consacrazione è la categoria che meglio identifica le diverse forme storiche o vi possono essere altri elementi che le caratterizzano in maniera più adeguata?
Piuttosto che cercare un particolare elemento specifico, non converrebbe guardare alle diverse forme di vita come a dei progetti nei quali si armonizzano più componenti che hanno tra loro una certa gerarchia d’importanza, ma che tuttavia risultano inseparabili l’uno dall’altro?

Il decreto conciliare Perfectae caritatis, considerando il cammino storico della vita religiosa, ricorda che per tutti la norma fondamentale è una sola: «seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo» (n. 2). Questa è dunque la radica comune, che dà il fondamento cristologico e teologico della vita consacrata. Seguendo Cristo verso il Padre le diverse esperienze carismatiche apparse lungo la storia diventano “memoria vivente” di Cristo e proclamano la centralità e il tutto di Dio.
La domanda è infatti su “come” seguire Cristo, su quale sia la modalità della riproposta evangelica alla sequela e della donazione totale a Dio. Sbrigativamente si risponde: con i tre consigli evangelici. La definizione della consacrazione è strettamente legata ad essi (a prescindere dall’ordine nel quale sono stati enunciati lungo i secoli), fino a renderli determinanti ed essenziali per la sua definizione: sequela di Cristo casto, povero e obbediente; consacrazione secondo i consigli evangelici, mediante i voti di castità, povertà e obbedienza.
Dal punto di vista storico non sempre i tre voti sembrano essere stati i valori prioritari, né in ordine di tempo, né in ordine di importanza, nella nascita delle differenti comunità di vita religiosa. Il primo millennio non ha conosciuto in maniera così chiara questa trilogia, così come anche oggi essa non definisce la vita monastica delle Chiese Ortodosse, mentre conosce una grande molteplicità di “consigli” evangelici che l’hanno ispirata nelle sue diverse espressioni.

Non è la professione dei tre voti che storicamente ha creato la vita consacrata. Sono altri i motivi ispiratori e originanti che stanno alla sua radice: il desiderio di una lode incessante, la ricerca di Dio, la preghiera di intercessione, il servizio ai poveri e agli ammalati, l’annuncio della conversione e del regno di Dio, la catechesi e la formazione dei giovani… Per raggiungere in maniera più incisiva tali obiettivi si abbracciano i voti. Raramente fondatori e fondatrici hanno posto al cuore del loro progetto la sequela di Cristo casto, povero e obbediente. Ognuno aveva ben chiara la chiamata a seguire Cristo, ma erano spesso attratti da altri aspetti della vita di Cristo: il suo essere volto verso il Padre in un dialogo costante, il suo percorre città e villaggi per annunciare il regno di Dio, il suo prendersi cura dei piccoli, dei poveri, dei malati, degli indifesi. Fondatori e fondatrici sono interamente votati alla sequela di Cristo e come lui totalmente donati al Padre, ma per andare con lui sul monte a pregare o in mezzo alla folle a predicare o per condividere la sua misericordia verso i poveri, il suo lavoro nascosto a Nazaret o seguirlo fino sulla croce.
«Seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo», qui indubbiamente è l’elemento unificante che può essere identificato con la consacrazione, ma sono tante le parole del Vangelo che hanno ispirato le molteplici forme di vita evangeliche, infinita l’interpretazione delle Scritture, aperte a sempre nuove attuazioni nello Spirito, come tanti sono i volti di Cristo, il cui mistero è infinito e mai adeguatamente esplorato. Si innesta qui la componente carismatica delle diverse forme di vita consacrata. È lo Spirito Santo che rende costantemente viva la Parola e su di essa fa nascere nuove comunità evangeliche che la attualizzano; è lo Spirito Santo che rivela i misteri di Cristo e ad esso conforma in sempre nuove memorie vivente.
Una teologia della vita consacrata domanda una lettura pneumatica, e quindi storica del fenomeno. Una sua definizione non può prescindere dalla realtà esperienziale, dinamica, storica, carismatica di ogni singolo Istituto di vita consacrata, dalla «esperienza dello Spirito» dei fondatori (cf. MR 11).

A questo punto ho la strada aperta per la mia perorazione in favore di una lettura carismatica…


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