martedì 15 maggio 2018

Nel cenacolo: in preghiera in attesa dello Spirito / 1


Dopo i racconti dei primi incontri con il Risorto, Matteo, Marco e Giovanni da Gerusalemme ci conducono in Galilea per nuovi incontri. Luca è il solo che non riporta nessuna esperienza pasquale in Galilea, anche se in compenso narra dei due discepoli fuori Gerusalemme, sulla strada per Emmaus.
Forse dopo l’ottavario della festa di Pasqua i discepoli e le donne tornarono in Galilea, per poi venire di nuovo a Gerusalemme, in occasione del pellegrinaggio di Pentecoste. Ad ogni modo l’inizio degli Atti degli Apostoli testimoniano una continuità nel rapporto tra Gesù e i suoi: «Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio» (Atti 1, 3).
Dopo che il Signore è salito al cielo, i discepoli rimangono in attesa del dono dello Spirito, obbedienti al comando «di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre… sarete battezzati in Spirito Santo» (Atti 1, 4-5).

Eccoli dunque, ancora una volta, nel cenacolo, come narrano gli Atti degli Apostoli: «ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi (…). Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi» (1, 12). Agli Undici, enumerati ciascuno per nome, si aggiungono alcune donne, i fratelli di Gesù e sua Madre, Maria. La comunità è improvvisamente cresciuta di numero. I nuovi membri erano già presenti dal tempo della Pasqua? Sono giunti successivamente dalla Galilea? In quei giorni il numero dei discepoli raggiunge i 120. Oltre agli Undici, a cui presto si aggiungerà il dodicesimo apostolo, Mattia, il solo nome che viene consegnato è quello di Maria, ultima sequenza biblica in cui ella compare.
Il Risorto non c’è più, eppure si avverte la gioia e la pace da lui lasciate. Non resta che attendere lo Spirito promesso. Nell’ultima cena, secondo il Vangelo di Giovanni, Gesù a cinque riprese aveva parlato dello Spirito Santo. Aveva annunciato che egli stava per andarsene, ma gli apostoli non sarebbero rimasti orfani, il Padre avrebbe concesso loro un altro Paràclito, che sarebbe rimasto sempre con loro (cf. 14, 15-17), avrebbe ricordato e completato il suo insegnamento (cf. 14, 25-26), conducendoli alla verità e dandogli testimonianza (cf. 15, 26-27)


Nel cenacolo, la preghiera è l’azione principale a cui i discepoli sono intenti in attesa dello Spirito Santo: «tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera» (Atti 1, 14).

Come pregano? Nel primo libro Luca riporta “la preghiera del Signore”, quella che Gesù aveva insegnato dietro la domanda che gli avevano rivolto i discepoli: “Insegna anche a noi a pregare”. Nel cenacolo forse si prega con la stessa preghiera con la quale Gesù si rivolgeva a Dio: “Padre” (cf. Lc 11, 1-6). I 120 sono rivolti verso il Padre, come lo era Gesù.
Cosa chiedono? Sicuramente lo Spirito Santo, seguendo anche in questo l’indicazione del Maestro, riportata sempre nel primo libro di Luca: Gesù aveva insegnato a indirizzarsi al Padre per domandargli proprio lo Spirito Santo: «Il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono» (Lc 11, 13).

La prima caratteristica della preghiera nel cenacolo è la perseveranza, in obbedienza all’invito del Signore a «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18, 1). Il verbo proskartereo, persistere, perseverare incessantemente, è tipico degli Atti degli Apostoli. Lo ritroviamo nel primo tratto descrittivo della comunità dopo la Pentecoste: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli» (2, 42), «erano perseveranti nel tempio» (2, 46). È un verbo che sottolinea il rimanere e il persistere tenace di un gruppo in sé compatto e orientato verso obiettivi comuni.
Anche più avanti negli Atti, al momento della persecuzione che si scatena contro gli apostoli, troviamo la comunità in tenace e perseverante preghiera: «Pietro era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui», nella casa di Marco, «dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera» (12, 5.12).


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