mercoledì 16 maggio 2018

Nel cenacolo: in preghiera in attesa dello Spirito / 2


Siamo ancora nel cenacolo. I 120, con Maria, attendono lo Spirito Samto.
Lo attendono in preghiera perseverante e unanime: sono omotumaoutoi, hanno un’anima sola. Anche questo è un vocabolo tipico ed esclusivo degli Atti degli Apostoli, ricorrente soprattutto nella descrizione dei tratti caratteristici della prima comunità (cf. 2, 46; 4, 24; 5, 12). Dinanzi alle nuove meraviglie che il Signore opera con i suoi fedeli, la comunità continua a lodare e ringraziare Dio con una sola voce: «Tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi...» (Atti 4, 24). L’unica altra ricorrenza del temine “unanimemente” nel Nuovo Testamento è in Romani 15, 6, e riguarda ancora una volta il modo di pregare, sempre rivolto verso il Padre: «perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo».

Anche in questo aspetto della preghiera si avverte l’eco delle parole di Gesù riportate nel vangelo di Matteo, che esplicita quanto già riportato da Luca (cf. Lc 11, 13): «Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà» (18, 19). Accordo (symphonesis) come sinfonia: occorre armonizzare le “corde” dell’anima di ogni membro della comunità perché la preghiera non sia in dis-accordo, ma salga come un’armonia.
Il testo di Matteo continua spiegando perché la preghiera unanime è esaudita: nell’unanimità di due o tre si rende presente Gesù stesso e sarà lui a pregare e quindi ad essere infallibilmente esaudito dal Padre: «… Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (19, 20). È una promessa che va al di là del momento particolare della preghiera, fino a definire la realtà della Chiesa come luogo della presenza del Signore risorto. Possiamo scorgere una parentela con 1 Gv 4, 12: «Se ci amiamo scambievolmente, Dio dimora in noi», dove in noi può tradursi anche tra noi, in mezzo a noi. Si tratta di una presenza che qualifica ogni azione, a cominciare dalla preghiera.

Giovanni Crisostomo commenta: «Ognuno non fa ciò [la preghiera in comune] fidando solo nelle sue forze, ma fidando nel consenso di molti, che attira sommamente lo sguardo di Dio e influisce su di lui, placandolo. Dove infatti due o tre sono riuniti nel mio nome, là sono io in mezzo a loro... Se dove due o tre sono riuniti egli è in mezzo a loro, molto più egli è presso di voi... Perché disse due? Perché non saresti là dove ce uno solo che li prega? Perché voglio che tutti siano uniti e non separati».

Unità e perseveranza rimarranno la modalità tipica della preghiera della comunità cristiana, come testimonia Ignazio di Antiochia ai Magnesii, all’inizio del secondo secolo: «Quando vi radunate insieme, una sola sia la preghiera, una la supplica, unica la mente, unica la speranza nella carità, nella gioia santa che è Gesù Cristo, oltre il quale nulla vi è di superiore. Tutti correte insieme mine in un solo tempio di Dio, come a un solo altare, intorno all’unico Gesù Cristo, che è uscito dal solo Padre, e presso quello solo dimorò, a quello è ritornato».


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